Megaupload, la prima condanna

Megaupload, la prima condanna

Il tecnico Andrus Nomm, dopo essersi consegnato alla giustizia statunitense, ha patteggiato. Sconterà un anno di carcere per aver violato la legge che tutela il copyright
Il tecnico Andrus Nomm, dopo essersi consegnato alla giustizia statunitense, ha patteggiato. Sconterà un anno di carcere per aver violato la legge che tutela il copyright

Era stato arrestato dalle forze dell’ordine della Virginia nei giorni scorsi, senza che fosse stato pronunciato il verdetto sulla sua estradizione da parte delle autorità dei Paesi Bassi, da cui era stato fermato nel 2012: Andrus Nomm, per anni impegnato nella divisione tecnica del fu colosso del file hosting Megaupload, sconterà un anno di reclusione presso le carceri statunitensi.

Nomm si è consegnato alla giustizia statunitense e si è dichiarato colpevole, ha ammesso di aver violato la legge che negli Stati Uniti tutela il diritto d’autore: il Dipartimento di Giustizia spiega che Nomm ha dichiarato di aver lavorato per Megaupload dal 2007 fino all’ arresto nei paesi Bassi, seguito alla chiusura della piattaforma di hosting, pur essendo consapevole del fatto che sui server del sito “erano ospitati dei contenuti in violazione del diritto d’autore, inclusi film e programmi televisivi”, contenuti che in parte aveva scaricato. Il programmatore ha altresì riconosciuto che l’attività di Megaupload ha arrecato danni ai detentori dei diritti per oltre 400 milioni di dollari, e che Megaupload ha racimolato 175 milioni di dollari attraverso le proprie attività.

Le autorità statunitensi ritengono che il patteggiamento di Nomm rappresenti “un significativo passo avanti nel più grande processo penale in materia di copyright celebrato negli USA” e ricordano che Nomm è solo il primo dei sei imputati che attendono di essere giudicati per i reati di cui sono accusati per il caso Megaupload. E se già auspicano che questa evoluzione nella vicenda funga da monito per coloro che “abusino della tecnologia per trarne un profitto illegale”, il legale del fondatore della piattaforma Kim Dotcom, Ira Rothken sottolinea che l’ammissione di colpa di Nomm non costituisca affatto una svolta per la giustizia statunitense, che sembra confondere procedimenti civili e penali: rappresenterebbe semplicemente un punto a favore delle pubbliche relazioni dei detentori dei diritti. “Se Andrus Nomm testimonierà in maniera veritiera riguardo al codice neutrale e alle procedure di rimozione di Megaupload – ha altresì ribadito Rothken – la sua testimonianza aiuterà la difesa”.

Anche Dotcom, in attesa del confronto in tribunale che deciderà della sua estradizione, non si mostra preoccupato, se non per la sorte del collega consegnatosi alle autorità dopo anni di sfiancanti e dispendiosi tentativi di organizzare la propria difesa.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 16 feb 2015
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