Meglio toccare o ascoltare?

Meglio toccare o ascoltare?

Il tanto discusso text-to-speech sembra destinato a lasciar posto a tecnologie che rendano i dispositivi touch screen accessibili anche a chi non vede
Il tanto discusso text-to-speech sembra destinato a lasciar posto a tecnologie che rendano i dispositivi touch screen accessibili anche a chi non vede

Se appare innegabile che l’ accessibilità alla tecnologia è ancora un miraggio per molti utenti con limiti fisici, è altrettanto vero che alcune tecnologie, divenute quasi standard de facto, limitino sempre di più le possibilità di alcuni utenti. In particolare, sul banco degli imputati sarebbero finiti i sempre più popolari dispositivi touch screen che, con le loro superfici piatte risultano particolarmente ostici per gli utenti diversamente abili. In risposta a quella che sta divenendo un’esigenza prioritaria di molti, sono ben due le applicazioni in via di sviluppo per permettere di rendere in qualche modo utili i dispositivi tattili di ultima generazione.

Il primo sistema ha l’ambizioso scopo di portare la scrittura Braille sui dispositivi touch screen, grazie ad un sottile pannello piezoelettrico e ad un sistema di vibrazione codificato appositamente. Sviluppato da un team di ricercatori dell’università finlandese di Tampere, il metodo è stato testato su un “vecchio” Nokia 770, uno dei primi tablet dotati di interfaccia tattile mai prodotti. Il dispositivo utilizza un software appositamente sviluppato in modo da vibrare in maniera tale da identificare i piccoli rilievi che costituiscono le varie lettere e i simboli. Ognuno dei sei elementi che compongono una lettera è distanziato a livello temporale di 360 millisecondi, trascorsi i quali l’utente percepirà una vibrazione piena in caso di rilievo ed una meno intensa ma prolungata nel tempo in caso di punto vuoto.

Contrariamente a quanto accade con la scrittura Braille tradizionale, l’utente non dovrà far scivolare i propri polpastrelli sulla superficie del dispositivo per leggere le sequenze di punti: basterà, semplicemente, poggiare il dito sul dispositivo e decodificare i caratteri utilizzando gli imput trasmessi dalle vibrazioni. I ricercatori si sono avvalsi dei suggerimenti di alcuni collaboratori non vedenti per testare la praticità e la comodità di utilizzo: in un primo momento era stata proposta una variante a scorrimento, giudicata però meno intuitiva e veloce del sistema appena descritto.

Va comunque specificato che si tratta di un progetto ai primi stadi di sviluppo e che per poterne usufruire appieno sarà necessario un non meglio specificato periodo di training. Nonostante ciò, chi ha provato il nuovo sistema si sarebbe adattato in poco tempo. Per quanto riguarda possibili utilizzi futuri, al momento non è dato sapere molto: di sicuro tra i pro di questo sistema c’è il basso costo generale necessario per rendere un dispositivo comune più vicino alle esigenze di tutti.

Sempre in ambito di dispositivi touch screen, appare molto interessante l’applicazione sviluppata per Android da parte del team di EyesFree di Google, community che ha già realizzato, tra i progetti all’attivo, un’intera libreria text-to-speech disponibile all’integrazione per tutti gli altri developer. Stroke Dialer , questo il nome dell’applicazione, basa il proprio funzionamento sul layout classico in cui sono disposti i numeri sulla tastiera di un qualsiasi telefono standard: com’è facile da immaginare, il tasto corrispondente al numero 5 si trova al centro della tastiera. Ed è proprio da questo presupposto che parte l’intera idea del progetto: una volta avviata l’applicazione, basta premere in un qualsiasi punto dello schermo per visualizzare la tastiera in modo che il 5 sia sempre sotto al polpastrello dell’utente . Per confermare la propria scelta, validata da una voce che reciterà il numero corrispondente, basta allentare la presa, mentre per selezionare un nuovo numero è sufficiente strisciare il dito verso la posizione dei tasti desiderati e rilasciare. Se, ad esempio, si vuole selezionare il tasto due, basterà muovere verso l’alto il dito o, nel caso si voglia digitare l’8, si dovrà far scorrere il dito verso il basso.

Nonostante Stroke Dialer sia strettamente legata alle applicazioni text-to-speech , va comunque detto che appare piuttosto netta la necessità di distaccarsi dai sistemi di input vocale, attualmente molto macchinosi ed imprecisi nonostante le interessanti prospettive future . Inoltre, va considerato che applicazioni come quelle già descritte risultano essere più economiche e più semplici da integrare: secondo quanto dichiarato dai suoi ideatori, la stessa interfaccia montata dal team finlandese sul Nokia 770 potrebbe essere implementata su altri dispositivi a costi relativamente bassi.

Sempre in tema di text-to-speech va comunque ricordato che tale funzionalità è al centro di accese polemiche in seguito al silenzio forzato imposto dagli editori al Kindle di Amazon. A protestare sono i rappresentanti della Reading Right Coalition e della National Federation of the Blind , che vedono nella mossa degli editori un vero e proprio impedimento all’accesso di un vastissimo numero di opere letterarie. Come ben sapranno i lettori di Punto Informatico l’intera vicenda che ruota intorno al Kindle parlante è strettamente legata alla questione dei diritti d’autore : secondo le associazioni di editori, un ebook parlante diventerebbe a tutti gli effetti un audiolibro e necessiterebbe, quindi, di una nuova licenza per la riproduzione.

Una licenza che chi non fosse in grado di utilizzare il Kindle in maniera tradizionale sarebbe costretto a sobbarcarsi, arrivando a pagare il doppio del prezzo dell’opera solo perché ne fruisce in maniera diversa da tutti gli altri utenti. Secondo quanto stabilito dagli autori, sarebbe consentita la riproduzione vocale solo a chi sia disposto a provare in maniera effettiva la propria disabilità o a chi intendesse pagare, come già detto, un extra. “Con l’avanzare della tecnologia, molti libri si sono spostati dalle copie cartacee verso formati elettronici. Le persone con difficoltà nel leggere meritano l’opportunità di godere dell’accesso ai libri così come accade con chi è in grado di leggere” si legge sulle pagine della Reading Right Coalition, organizzatrice insieme al già citato ente di un sit-in di protesta. “Noi vogliamo comprare i libri. Abbiamo combattuto duramente per lunghi anni per avere un accesso paritario alla tecnologia e all’informazione e, con il Kindle 2 di Amazon ci viene offerta l’opportunità di comprare e poter fruire come chiunque altro grazie all’ausilio del text-to-speech. Tristemente – continuano i responsabili della protesta – la Authors’Guild non supporta un accesso uguale per noi”.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
8 apr 2009
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