Microsoft e lo schiaffo del test antivirale

Microsoft e lo schiaffo del test antivirale

Redmond contesta la scarsa classificazione ottenuta nelle prove di AV-TEST, AV-TEST risponde sostenendo che anche mancare pochi sample di malware sconosciuti è un segno di inefficacia nella pratica antivirale
Redmond contesta la scarsa classificazione ottenuta nelle prove di AV-TEST, AV-TEST risponde sostenendo che anche mancare pochi sample di malware sconosciuti è un segno di inefficacia nella pratica antivirale

Contesa a suon di malware e statistiche fra Microsoft e AV-TEST, con la prima che mette in dubbio l’ultima classifica di software antivirale della seconda – una classifica non particolarmente benevola nei confronti dei software di sicurezza di Redmond.

Nell’ultima tornata di suoi test bimestrali, infatti, i lab di AV-TEST hanno assegnato un 78 per cento alla capacità di protezione di Security Essentials contro i sample virali più recenti capaci di sfruttare le falle zero day: un risultato non particolarmente positivo , considerando che la media degli altri prodotti testati è stata del 92 per cento.

AV-TEST avrebbe insomma certificato l’inefficienza dell’antivirus gratuito di Microsoft (e di Forefront Endpoint Protection per le aziende) nel contrastare le ultime minacce informatiche, una “certificazione” che tra l’altro segna due fallimenti di fila per il software antivirale di Redmond dopo i test del bimestre precedente (settembre-ottobre 2012).

Microsoft, neanche a dirlo, non l’ha presa molto bene: controllando e ricontrollando i dati telemetrici di utilizzo dei suoi prodotti, la corporation si è affrettata a squalificare le metodologie di test di AV-TEST sostenendo come 94 dei 100 sample virali usati nelle prove non fossero presenti sui computer protetti da Security Essentials.

I test di AV-TEST sono insomma irrilevanti, sostiene Microsoft, perché l’importante è proteggere gli utenti contro le minacce realmente attive. La risposta di AV-TEST non si è fatta attendere : le percentuali di efficacia descritte da Microsoft risalgono a due mesi dopo l’esecuzione dei test quindi non sarebbero valide, e l’uso di sample virali appena individuati (appartenenti a famiglie di malware ben note e diffuse) sarebbe un sistema efficace per stabilire se un software antivirus o antimalware è capace di svolgere davvero il proprio compito di protezione.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 21 gen 2013
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