Microsoft-Xiaomi, accordo per app e brevetti

Microsoft-Xiaomi, accordo per app e brevetti

Office sugli smartphone cinesi da settembre: così Redmond si apre la strada verso milioni di potenziali clienti. E in cambio Xiaomi si prende 1.500 brevetti: per non trovarsi a corto di tecnologia, in ogni caso
Office sugli smartphone cinesi da settembre: così Redmond si apre la strada verso milioni di potenziali clienti. E in cambio Xiaomi si prende 1.500 brevetti: per non trovarsi a corto di tecnologia, in ogni caso

Microsoft e Xiaomi si preparano ad ampliare in maniera significativa la collaborazione per il mobile: una partnership sempre più stretta che prevede vantaggi importanti per entrambe le aziende. Microsoft ci guadagna soprattutto in utenti, mentre Xiaomi si rafforza in vista del sempre più atteso debutto negli States.

Il nuovo accordo prevede prima di tutto l’integrazione, sotto forma di app pre-installate, dei servizi telematici di Redmond per la produttività formato cellulare sui terminali del produttore cinesi: a partire dal prossimo settembre i gadget Xiaomi (Mi 5, Mi Max, Mi 4s, Redmi Note 3, Redmi 3) includeranno le app Word, Excel, PowerPoint, Outlook e Skype di default. Xiaomi vende qualcosa come 70 milioni di gadget mobile all’anno, un parco utenti ancora limitato geograficamente – visto che si parla soprattutto di utenza cinese – ma che per Microsoft può rappresentare una distribuzione importante delle sue app di produttività per Android.

Ma la partnership rafforzata tra Xiaomi e Microsoft non si limita alle sole app graduite, visto che si parla anche di ben 1.500 brevetti “di alta qualità” riguardanti comunicazioni wireless, video, cloud e multimedia che passano di mano (da Redmond alla Cina).

La nuova scorpacciata brevettuale di Xiaomi rappresenta un ulteriore indizio sulle mire espansionistiche della azienda asiatica, già da tempo impegnata a rafforzare le proprie capacità di mercato – e quelle di difendersi da eventuali attacchi legali – in attesa di commercializzare i propri terminali negli Stati Uniti e in altri mercati occidentali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
3 giu 2016
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