Minori in rete, risponde SavetheChildren

Minori in rete, risponde SavetheChildren

Prosegue il dibattito avviato da un genitore sulla responsabilità degli adulti nel portare in rete i minori e sulle conseguenze per le libertà digitali. A PI scrive una delle organizzazioni più impegnate nella tutela dei bambini
Prosegue il dibattito avviato da un genitore sulla responsabilità degli adulti nel portare in rete i minori e sulle conseguenze per le libertà digitali. A PI scrive una delle organizzazioni più impegnate nella tutela dei bambini

Da quattro anni, Save the Children Italia , la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dei bambini, contrasta la pedo-pornografia su Internet e sensibilizza ad un utilizzo responsabile e sicuro delle nuove tecnologie attraverso progetti ad hoc.
In questa veste intendiamo rispondere alla lettera del 20 luglio dal titolo Mio figlio non giustifica la censura , scritto dal genitore convinto che proteggere i bambini non sia compito né dei provider né dei webmaster, ma dell’adulto che consente l’accesso.

Il problema, a nostro avviso, è complesso. Comprendiamo il disappunto del lettore nei confronti della tendenza censoria da parte del mondo Internet e della società tout court. Anche noi riteniamo che la censura non sia la strada migliore e che, per esempio, i filtri informatici per minori non solo non siano sufficienti, ma possano tra l’altro favorire un atteggiamento di delega da parte dei genitori che, affidandosi ai filtri, allentano l’attenzione sul problema.

Consideriamo tuttavia giustificata l’ansia (“psicopatologia di massa sulla tutela dei minori”) da parte degli adulti verso i rischi che bambini e ragazzi corrono attraverso l’utilizzo, diffusissimo ormai, delle nuove tecnologie. Siamo di fronte ad una realtà complessa, in via di regolamentazione, che offre ampie possibilità di confronto e di apprendimento per i giovani, ma nella quale trovano spazio anche contenuti e comportamenti dannosi per il loro sviluppo. Per questo motivo è necessario avviare pratiche più idonee a garantire ai minori un utilizzo della rete rispettoso dei loro diritti e del loro sviluppo, adatto ai loro bisogni.

Non consideriamo tuttavia idonee le azioni che l’adulto intraprende a fronte di quest’ansia, come se la “pre-occupazione” si fermasse al “pre” e non portasse ad un adeguato modo di “occuparsi” del problema.

Save the Children sostiene un approccio interdisciplinare, che trova la sua base nell’educazione socioaffettiva del minore da parte della famiglia e della scuola, che non può prescindere dall’alfabetizzazione informatica dei genitori e degli educatori, dalla sollecitazione nel minore di capacità critiche nell’utilizzo di Internet, dallo sviluppo di strumenti atti a regolamentare le nuove tecnologie per la gestione dei rischi, ed infine dall’impegno delle istituzioni per la tutela e la promozione dei diritti dei minori.

In tal senso riteniamo che anche il mondo dell’Industria debba farsi carico del problema, per esempio, informando le famiglie che esistono servizi vietati ai minori e spiegando bene come disattivarli. Save the Children sta cercando di promuovere, sia presso i gestori e produttori di telefonia e di servizi Internet, sia presso il Ministero della Comunicazione, una nuova attenzione a questo problema. Dice bene il genitore lettore che la responsabilità principale della sicurezza in rete dei minori è dell’adulto e che passa prima di tutto per il consenso all’accesso al mezzo. Tuttavia il tipo di attenzione richiesta non riguarda solo la vigilanza da un punto di vista tecnico, quanto piuttosto lo svolgimento della funzione educativa in generale, affinché i propri figli sappiano rispondere in modo adeguato alle sollecitazioni che arrivano loro, e questo ovviamente riguarda le nuove tecnologie come qualsiasi altro aspetto.

A nostro avviso il ragazzo/a non può essere visto unicamente come vittima attuale o potenziale; egli è soprattutto un individuo attivo, con risorse autonome, con un modo personale di sentire, pensare e comportarsi, dotato di un’autonomia decisionale nel rispondere ai rischi e difendersi dai pericoli connessi alle nuove tecnologie.

Secondo noi le nuove tecnologie offrono ampie opportunità di comunicazione, scambio e apprendimento per i giovani; il problema della sicurezza in rete eventualmente nasce quando Internet e cellulari assumono un ruolo sostitutivo anziché integrativo, quando cioè soddisfano “virtualmente” bisogni cui dovrebbe dare risposta la vita reale, in primo luogo le principali agenzie educative (famiglia e scuola).

Adoperarsi per la sicurezza dei minori per Save the Children significa:
– lavorare con bambini e ragazzi con l’obiettivo di stimolare in essi una riflessione sul ruolo che le nuove tecnologie svolgono nella loro vita, cioè che utilizzo ne fanno, quale funzione esse svolgono, soprattutto a quali bisogni interiori (di comunicazione, di socialità, di riferimento adulto, etc.) esse rispondono e che possano pertanto attivare comportamenti sicuri e responsabili

– rivolgersi anche alle famiglie e agli insegnanti affinché rafforzino la loro funzione educativa tesa ad evitare che i bisogni sociali ed affettivi dei propri ragazzi siano soddisfatti attraverso l’utilizzo esclusivo o privilegiato di Internet e cellulari

– collaborare con le Forze dell’Ordine

– fare pressioni sulle Istituzioni affinché si facciano carico del problema e sensibilizzare il settore dell’Industria Internet e Telefonia mobile

Carlotta Sami
Direttrice Programmi
Save the Children Italia

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Pubblicato il
25 lug 2006
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