Nanocosi, stilato un inventario dei prodotti

Nanocosi, stilato un inventario dei prodotti

La nanotecnologia è già entrata nella vita di tutti i giorni e una nuova lista di prodotti lo dimostra. Le paure del pubblico e il latitare di valide ricerche non fermano il mercato di settore, che ora vale 30 miliardi di dollari
La nanotecnologia è già entrata nella vita di tutti i giorni e una nuova lista di prodotti lo dimostra. Le paure del pubblico e il latitare di valide ricerche non fermano il mercato di settore, che ora vale 30 miliardi di dollari

Fremono i nanoentusiasti, il determinismo tecnologico ben rappresentato dalla legge di Moore sta trovando applicazione in un numero sempre maggiore di prodotti e di ambiti. Il Project on Emerging Nanotechnology ha stilato un inventario dei prodotti che racchiudono microstrutture di nanocosi , sottolineandone la varietà delle implementazioni.

La lista, che rispetto a marzo 2006 ha visto aumentare l’elenco dei prodotti del settanta per cento, consta di 356 articoli rintracciati in vendita su Internet. Dalle creme che promettono di ingabbiare i radicali liberi con nanoantiossidanti alle calze antibatteriche, dai processori alle palle da tennis che rimbalzano più a lungo: tutti questi prodotti prevedono una manipolazione e una manifattura di materiali che opera nell’ ordine di grandezza che va dagli uno ai cento nanometri .

Non sorprende, visti gli investimenti che ormai da anni si riversano nel settore in quel paese, che la maggior parte dei prodotti provengano da aziende USA. Incuriosisce invece che pensare in grande, come è proverbiale riguardo agli Stati Uniti, significhi sempre di più pensare in piccolo, in nanoscopico.

“La nanotecnologia sta iniziando a comparire in molti prodotti consumer: è un modo differente di fare le cose, che consente ai prodotti di fare meglio quello per cui sono stati creati”, annuncia Andrew Maynard, che guida il Project on Emerging Nanotechnology al Woodrow Wilson International Center for Scholars .

Maynard mette in luce l’ atteggiamento bifronte dei consumatori: interesse e curiosità, speranze ed entusiasmi contrastano con una serpeggiante diffidenza riguardo all’impatto che le nanotecnologie potrebbero avere sulla natura e sulla salute dell’uomo. Atteggiamento dissonante alimentato, probabilmente, anche dalla sproporzione tra il denaro investito nella ricerca finalizzata a sviluppare nuove applicazioni e quello stanziato per la ricerca volta a valutarne i rischi.

Nanodoni natalizi - immagine del P.E.N. Considerando le indagini riguardo alla conoscenza della nanotecnologia (fra la popolazione USA il 42 per cento ammette di non saperne nulla) è facile immaginare come la paura di tutto ciò che è “nano” ed ignoto soverchi il buonsenso, e consenta che il sensazionalismo di stampo “bad-news-is-good-news” scavalchi l’interesse a comprendere e a capire.

Ad esempio, molti temono che le nanoparticelle possano inquinare l’ambiente e depositarsi nel corpo dell’uomo, ma viene spesso trascurato il fatto che il particolato che si diffonde nell’ambiente e contamina il corpo umano non si limita a provenire dall’avanzare delle applicazioni delle nanotecnologie: è piuttosto il risultato di innumerevoli attività umane, ed è addirittura presente in natura. Ciò, dicono gli esperti, non significa minimizzare i rischi riguardo alle nanotecnologie: è da sottolineare come siano numerosi i governi e le agenzie che già anni fa si mobilitavano perché il settore venisse regolamentato e indagato .

Schierati contro la nanotecnologia ci sono anche i detrattori di alcune delle sue applicazioni. Si teme per la privacy , dato che le polveri intelligenti, al pari di nanocalabroni di nuova concezione, potrebbero trasformare tecnologie nate su impulso militare, in invisibili occhi indiscreti destinati a monitorare la vita quotidiana delle persone.

Altri ancora paventano l’avvento di un postumanesimo distopico in cui le macchine potrebbero dominare i corpi umani in cui sono integrate.

Le preoccupazioni dei consumatori appaiono però in controtendenza rispetto ad un mercato in crescita: la nanotecnologia è incorporata in prodotti per il valore totale di 30 miliardi di dollari . Cifra che entro il 2014 raggiungerà i 2600 miliardi, secondo le stime di Lux Research .

Ironia della sorte, sono circa due terzi i prodotti dell’inventario stilato da Project on Emerging Nanotechnology che si collocano nella categoria “fitness e salute”, di cui 64 sono classificati come cosmetici. Di fronte alla prospettiva di migliorare il proprio aspetto, anche le paure sembrano miniaturizzarsi.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
29 nov 2006
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