Napster, un destino segnato?

Napster, un destino segnato?

di Massimo Mantellini. Ieri la CEO di Napster ha ammesso che la minaccia dei Metallica ha sortito i suoi effetti e i 300.000 sono stati banditi dal server per attività illegale. Il destino sta bussando alla porta
di Massimo Mantellini. Ieri la CEO di Napster ha ammesso che la minaccia dei Metallica ha sortito i suoi effetti e i 300.000 sono stati banditi dal server per attività illegale. Il destino sta bussando alla porta


Web – Ieri Punto Informatico ha pubblicato una lettera a firma di Masterfrodo nella quale si metteva in dubbio il fatto che più di 300.000 utenti di Napster, il software di file sharing più utilizzato per lo scambio di mp3, avessero scaricato files della rock band dei Metallica, impegnata da qualche tempo in una dura battaglia legale contro la pirateria di cui sono oggetto i propri brani musicali su Internet.

Ebbene, non solo il numero è esatto (si riferisce a quanti hanno scambiato file su Napster nel corso di una intera settimana ) ma la prova di tale attività (circa 60.000 pagine di documenti cartacei) è stata portata dai legali dei Metallica di fronte al giudice per costringere Napster ad allontanare dalla propria community tutti i 300.000 (in gran parte
giovanissimi) fans della band.

E ‘ in corso negli USA una violentissima polemica a questo riguardo e gli avvenimenti si accavallano velocissimi. L’atteggiamento dei Metallica è per certi versi al limite dell’autolesionismo. La scelta di pedinare più di 300.000 persone e di portare i loro nomi dal magistrato per tutelare la proprietà intellettuale del proprio lavoro non ha precedenti. La grossolana intrusione nella privacy di quanti hanno utilizzato il server di Napster per scambiarsi “privatamente” files (di qualunque tipo si tratti) deve essere per lo meno censurata.

Con che diritto infatti una società privata su incarico della band americana ha potuto raccogliere tali dati, all’insaputa degli interessati? Fino a che punto è lecito frugare nei cassetti della gente per massimizzare le rendite multimiliardarie di una proprietà intelletuale che ormai mostra tutti i segni della propria inadeguatezza al nuovo mondo?

Argomenti del genere hanno fatto scrivere a Jon Katz su Slashdot: “Spegnete i Metallica, non Napster” e portato moltissime persone a ricordare come proprio i Metallica, una decina di anni fa quando nessun discografico voleva produrre i loro brani e nessuna radio trasmetterli, si affidarono al passaparola e alle registrazioni pirata per guadagnarsi un pubblico. Pubblico che oggi, indispettito, si chiede : “Cosa ne avrebbero pensato dieci anni fa di Napster i Metallica?”

Ma c’è dell’altro. Ieri la CEO di Napster, Eileen Richardson ha ammesso sottovoce in una intervista rilasciata a Salon che la minaccia dei Metallica aveva sortito i suoi effetti e i 300.000 erano stati banditi dal server per attività illegale. A questo punto le sorti della start-up del file sharing americana, nata da una fulminante idea di un diciottenne studente della Northeastern University, Shawn Fanning, e subito convertito in un grande (teorico) affare dalla Richardson, sono appese a un filo.

Non è un mistero che, susseguendosi ricatti del genere, la grande maggioranza dei frequentatori di Napster dovrà essere bandita o peggio accusata di pirateria. In questa maniera basteranno pochi giorni perchè i milioni di utenti di Napster, che oggi attraggono investiori a frotte, migrino altrove. Per esempio verso sistemi di file sharing decentrati non commerciali, come Gnutella.

Quello che è certo, è che in questa maniera il problema della diffusione dei file mp3, vera spina nel fianco dell’industria discografica americana, per l’ennesima volta non è stato affrontato con la serietà che richiede. Da un parte restano i sostenitori dello status quo, ogni giorno più aggressivi, forti di leggi vecchie e ormai inattuabili, dall’altra gli appassionati di musica che hanno trovato nell’mp3 su Internet, una maniera veloce (e sostanzialmente illegale) per saltare la tassazione furibonda sulla musica imposta dal cartello delle major discografiche.

Il traffico di mp3 è ogni giorno di più senza controllo.

Nello stesso tempo nessuno può illudersi di fare di tale interscambio un affare legale da quotare in borsa. Operazioni commerciali come Napster e mp3.com, così come sono state pensate fino ad oggi, hanno il destino segnato. E ‘ solo questione di tempo.

Massimo Mantellini

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 10 mag 2000
Link copiato negli appunti