Ennesima denuncia presentata contro le aziende che sviluppano i modelli di intelligenza artificiale generativa. Per OpenAI è ormai un consuetudine, ma per la prima volta anche Microsoft viene accusata di violazione del copyright, in quanto il suo chatbot sfrutta la tecnologia dell’azienda californiana. Intanto un giudice federale ha respinto la denuncia presentata da Sarah Silverman contro Meta.
Diritto d’autore e opera derivata
La denuncia è stata presentata da Julian Sancton (autore del libro Madhouse at the End of the Earth: The Belgica’s Journey Into the Dark Antarctic) per conto di altri autori che chiedono l’avvio di una class action. L’accusa contro OpenAI e Microsoft è quella di aver utilizzato i loro libri per addestrare i modelli di intelligenza artificiale generativa, senza consenso e senza pagare un compenso.
Le due aziende hanno costruito un business valutato diversi miliardi di dollari e ottenuto enormi profitti, sfruttando materiale coperto dal diritto d’autore. Come detto, Microsoft è stata denunciata per prima volta. OpenAI ha invece collezionato già parecchie denunce per aver addestrato i suoi modelli IA con database contenenti copie digitali dei libri.
Sancton chiede un risarcimento danni e un’ingiunzione per bloccare l’uso dei dati. OpenAI ha dichiarato più volte che il contenuto generato da ChatGPT non può essere considerata un’opera derivata e pertanto non c’è nessuna violazione del copyright. Sarah Silverman aveva denunciato Meta all’inizio di luglio, ma un giudice ha respinto le accuse perché non è possibile stabilire la violazione.
Negli Stati Uniti sono in corso discussioni sulla necessità di introdurre una legge ad hoc, ma è chiaro che nessuna azienda vuole pagare per l’uso di materiale coperto dal diritto d’autore.