OpenAI ha un bel problema: ha chiamato una funzione del suo generatore video Sora con lo stesso nome di un’app esistente che fa qualcosa di simile, e ora un giudice federale le ha detto di piantarla immediatamente. Venerdì il giudice distrettuale Eumi K. Lee ha emesso un’ordinanza restrittiva temporanea che impedisce al gigante dell’intelligenza artificiale di San Francisco di usare nomi come “Cameos” e “CameoVideo” per i suoi prodotti.
La causa è stata intentata alla fine di ottobre da Baron App, l’azienda di Chicago dietro Cameo, quel servizio che permette agli utenti di pagare le celebrità affinché registrino messaggi video personalizzati. Fondata otto anni fa, l’azienda ha trasformato questa idea, far arrivare ai fan un saluto o un augurio direttamente da un vip, in un modello di business molto redditizio.
Ordinanza vieta a OpenAI l’uso della parola “Cameo” per Sora
Il problema è iniziato a settembre quando OpenAI ha annunciato un aggiornamento di Sora, il suo strumento di conversione da testo a video. L’aggiornamento includeva una nuova funzione chiamata, appunto, Cameo. Questa permetteva agli utenti dell’app Sora di scansionare i propri volti e consentire ad altri di manipolare il loro volto per essere inserito in qualsiasi scenario generato dall’AI. In meno di cinque giorni, l’app Sora ha superato il milione di download.
Ma Baron App non l’ha presa bene. OpenAI sta ora utilizzando il marchio di Cameo per competere direttamente con Cameo
, hanno scritto nella causa. E onestamente, è difficile dargli torto. Hanno diversi registri di marchio negli Stati Uniti per il nome Cameo nel contesto di video personalizzati con le celebrità. OpenAI ha lanciato una funzione che permette di manipolare i volti in video generati dall’AI e l’ha chiamata esattamente con lo stesso nome.
L’ordinanza del giudice Lee vieta a OpenAI di utilizzare il nome “Cameo” o qualsiasi altra parola che includa o sia simile in modo tale da creare confusione. OpenAI deve dimostrare perché non dovrebbe essere emessa un’ingiunzione preliminare a un’udienza fissata per il 19 dicembre. L’ordinanza restrittiva temporanea scade il 22 dicembre, quindi c’è una finestra stretta per risolvere la questione.
Steven Galanis, CEO di Cameo, ha dichiarato sabato: Sebbene l’ordinanza del tribunale sia temporanea, speriamo che OpenAI accetti di smettere di utilizzare il nostro marchio in modo permanente per evitare ulteriori danni al pubblico o a Cameo. Non desideriamo altro che lasciarci questa vicenda alle spalle, in modo da poter concentrare tutta la nostra attenzione sul riunire talenti e fan in vista delle festività natalizie
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La risposta di OpenAI è stata… debole. Un portavoce ha dichiarato: Non siamo d’accordo con l’affermazione contenuta nella denuncia secondo cui chiunque può rivendicare la proprietà esclusiva della parola “cameo” e non vediamo l’ora di continuare a difendere la nostra posizione in tribunale
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Questa controversia sui nomi arriva mentre OpenAI affronta le reazioni per le immagini di celebrità e personaggi famosi deceduti manipolate senza consenso. Sora permette essenzialmente di creare deepfake, e quando si combina questa capacità con il nome “Cameo”, che nel contesto di Baron App significa video reali di celebrità reali, si crea una certa confusione.
La gente potrebbe ragionevolmente pensare che i “Cameo” di Sora siano collegati al servizio Cameo esistente, magari una partnership ufficiale dove le celebrità hanno dato il consenso. Invece sono video generati dall’AI, dove chiunque può manipolare volti, inclusi potenzialmente quelli di celebrità senza il loro permesso.
Cosa succede ora?
OpenAI dovrà convincere il giudice che “cameo” è troppo generico per essere protetto da trademark nel contesto dei video, o che la loro funzione è sufficientemente diversa da non creare confusione. Entrambi gli argomenti sembrano difficili considerando che Baron App ha marchi registrati specifici e che entrambi i prodotti riguardano video personalizzati con volti di persone.
La soluzione più semplice sarebbe che OpenAI rinominasse la funzione. Tipo “Sora Faces”, “Sora You”, qualsiasi altro nome che non sia già marchio registrato di un competitor diretto. Ma OpenAI sembra intenzionata a combattere, sostenendo che nessuno può possedere una parola comune.
Nel frattempo, la funzione Cameo di Sora è in un limbo legale. OpenAI non può usare il nome fino a quando la questione non sarà risolta.