Oracle porta il public cloud a casa del cliente

Oracle porta il public cloud a casa del cliente

Oracle Dedicated Region Cloud@Customer è di fatto un nuovo modo di intendere il cloud: Oracle porta il public cloud a casa del cliente enterprise.
Oracle porta il public cloud a casa del cliente
Oracle Dedicated Region Cloud@Customer è di fatto un nuovo modo di intendere il cloud: Oracle porta il public cloud a casa del cliente enterprise.

Il concetto è nuovo e per questo motivo ha bisogno di un nuovo nome: “Cloud@Customer”, ossia la nuova dimensione cloud che Oracle ha voluto creare per clienti di dimensione enterprise portando le caratteristiche del public cloud nel perimetro del private cloud. Si tratta di completamente nuovo, che Oracle spiega di aver immaginato e progettato per almeno tre anni, partendo dall’esperienza del public cloud e dal dialogo con alcuni clienti di altissimo livello (per i quali già esistevano simili offerte, ma senza standardizzazione alcuna e in ottica specificatamente “custom”). Ecco la nuova offerta, frutto di una standardizzazione operativa iniziata per certi versi con l’integrazione hardware/software nata dall’acquisizione di Sun Microsystem, proseguita con un serrato dialogo con i clienti e diventata oggi Oracle Dedicated Region Cloud@Customer: “la prima cloud region totalmente gestita che porta tutti i servizi cloud Oracle di seconda generazione – inclusi Oracle Autonomous Database e le applicazioni SaaS – nei datacenter dei clienti, a un costo che parte da soli 500.000 dollari al mese“.

I clienti enterprise ci hanno detto di volere tutta l’esperienza di un cloud pubblico on-premise, con l’accesso a tutti i servizi cloud Oracle, per gestire i loro carichi di lavoro più importanti

Clay Magouyrk, Executive VP, development, Oracle Cloud Infrastructure

Oracle Dedicated Region Cloud@Customer

Oracle taglia corto, perché il progetto è tanto semplice quanto ambizioso: il medesimo modello del public cloud, declinato però ad una dimensione prettamente privata, non condivisa, con medesimi livelli di servizio, stesse API, stesse performance e medesimi standard di sicurezza. Anzi: proprio il fatto di allocare il tutto all’interno dei data center del cliente rende il tutto esponenzialmente più sicuro, anche e soprattutto se a questo connubio si aggiungono i vantaggi dell’Autonomus Database. Ma su una cosa Oracle intende far chiarezza estrema, perché è su questo elemento che il progetto si differenzia in modo sostanziale rispetto alla concorrenza: i clienti potranno sperimentare una vera e propria esperienza di public cloud pur nel perimetro della propria stessa realtà, fisicamente al di sotto del proprio firewall, con il 100% dei servizi Oracle a disposizione.

Portiamo il nostro Autonomus Database nei datacenter dei clienti, liberando sviluppatori e amministratori database dalle attività di basso livello: in questo modo, possono dedicarsi a innovare e a creare più valore per il business

Juan Loaiza, EVP, Mission-Critical Database Technologies Oracle

Le mille sfumature possibili tra il public e il private cloud sono ora contemplate ed Oracle ha in mano un ventaglio completo di opzioni per poter assicurare a qualsiasi azienda, di qualsiasi dimensione, un’opzione utile e medesimi standard qualitativi. In questo caso la dimensione Cloud@Customer è riservata a pochi clienti di alto livello (sia nel pubblico che nel privato, il gruppo valuta ad esempio la possibilità di arrivare a circa una decina di entità a livello italiano).

Oracle Dedicated Region Cloud@Customer

In ballo ci sono dunque veri e propri spazi fisici, con accessi blindati tanto per quanto concerne il movimento degli operatori del cliente, quanto in relazione alla manutenzione Oracle nel tempo. A queste prerogative fanno il paio specifiche suddivisioni di responsabilità in termini di azione sul datacenter, con Oracle che non ha accesso alcuno ai dati aziendali (protetti da una chiave crittografica custodita esclusivamente dall’azienda stessa) ed il cliente che non ha potere sui sistemi Oracle.

Il progetto prevede una logica di pay-per-use e consta in una logica di vero e proprio abbonamento: una sorta di public-cloud-as-a-service, insomma, nel quale il cliente può modulare dinamicamente le risorse di cui necessita potendosi concentrare sulle applicazioni, mentre Oracle pensa a tutto il resto: hardware, software ed una quota aggiuntiva di responsabilità in termini di sicurezza sono nelle mani del fornitore Oracle, che grazie a questa proposta può spostare il baricentro del public cloud direttamente nel perimetro privato del cliente per garantire latenza minima, nessun vincolo legislativo e massima predicibilità operativa.

Grande attenzione è stata posta sul fronte della sicurezza, vero e proprio valore aggiunto in questo tipo di formulazione: machine learning (applicato a seguito di test in grado di misurare in termini sperimentali le nuove tecniche di attacco registrate), manutenzione predittiva e capacità di aggiornamento automatico per coprire eventuali mancanze nelle configurazioni (spesso e volentieri l’errore sta nell’elemento umano) rappresentano strumento in grado di aiutare in modo sostanziale i responsabili della sicurezza interna.

Trattandosi di aziende di dimensione enterprise, sono questi aspetti del tutto centrali nella sicurezza aziendale e nella gestione dei dati, il che significa blindare il valore dei propri dati dietro una scelta progettuale che, al costo di un vero e proprio abbonamento, garantisce all’azienda tutta l’esperienza e l’efficienza dei servizi Oracle.

Oracle Autonomous Database

L’annuncio della Dedicated Region Cloud@Customer fa il paio con l’apertura di una possibilità ulteriore: portare l’Autonomous Database direttamente nel datacenter dei clienti tramite piattaforma Oracle Exadata Cloud@Customer, riducendo i costi in conto capitale e con forte abbattimenti dei tempi di implementazione. Spiega Oracle in dettaglio:

Oracle Autonomous Database su Exadata Cloud@Customer è il modo più semplice e veloce per passare a un modello di cloud pubblico ma in locale, con tempi di implementazione brevissimi. Le applicazioni esistenti in un datacenter possono semplicemente connettersi e avviarsi senza richiedere alcuna modifica, mentre i dati non lasciano mai il datacenter del cliente. Questa è una soluzione ideale per le aziende che ritengono troppo sfidante spostare i loro carichi di lavoro come database mission-critical sul cloud pubblico, per questioni legate alla residenza dei dati o ad altre normative da rispettare, sicurezza, performance – o perché le loro applicazioni e i loro database on-premise sono strettamente accoppiati.

Con queste novità Oracle mette dunque in campo un nuovo modo di intendere il cloud, posizionandosi nel comparto in modo univoco e con un approccio oltremodo pragmatico rispetto alle esigenze di questo tipo di aziende. Un cloud che sembra identificare l’innovazione non come un fine, ma come uno strumento: in questo caso l’obiettivo è rispondere nel modo più completo, puntuale ed efficace alle necessità di aziende che hanno da parte loro una miriade di specificità da dover contemplare nella propria scelta “cloud”.

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Pubblicato il
9 lug 2020
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