P2P in Italia, si chiede la legalizzazione

P2P in Italia, si chiede la legalizzazione

Una proposta di legge punta a rendere legale lo scambio personale senza fini di lucro di file che con la normativa attuale possono invece portare a conseguenze civili e penali. Ne parla il promotore, Marco Beltrandi (RnP)
Una proposta di legge punta a rendere legale lo scambio personale senza fini di lucro di file che con la normativa attuale possono invece portare a conseguenze civili e penali. Ne parla il promotore, Marco Beltrandi (RnP)

Verrà presentata formalmente oggi in conferenza stampa una singolare e per molti versi inedita proposta di legge che si focalizza su un tema centrale nella Società dell’Informazione: Norme sulla comunicazione al pubblico da parte di persone fisiche che scambiano archivi attraverso reti digitali per fini personali e senza scopo di lucro . In pratica la proposta, di iniziativa dell’on. Marco Beltrandi (Rosa nel Pugno), chiede la legalizzazione delle attività personali di file sharing .

Spiega Beltrandi: “Oggi le legislazioni nazionali sono gravemente sbilanciate sul versante della sicurezza, causando un pesante sacrificio alla libertà di accesso ai contenuti, all’informazione, alla conoscenza. Si profila il rischio che il diritto d’autore, nato a garanzia dell’innovazione e del progresso sociale ed economico, divenga in alcuni casi un elemento di negazione della libera circolazione delle idee, delle opere, dei contenuti”.

Il parlamentare, che fa diretto riferimento a Lawrence Lessig e al suo volume-culto Free Culture , sottolinea quanto sia rilevante che per il timore che la condivisione di contenuti porti a violazioni del diritto d’autore non si spinga nella direzione opposta, ovvero costringere la società a fare a meno dei vantaggi del P2P, “anche quelli – sottolinea Beltrandi – completamente positivi e che non comportano tensione con i diritti degli autori”.

La proposta, spiega Beltrandi, si basa su diversi presupposti. Ad esempio, sostiene, “è ormai provato che la condivisione gratuita dei contenuti online non danneggia i detentori dei diritti, ma addirittura in alcuni casi induce un bisogno di cultura che ha positive ricadute anche sul mercato. Una recente ricerca dell’Anica, ad esempio, dimostra che tra chi fa file sharing vi è una maggiore propensione ad andare al cinema rispetto al resto della popolazione”.

Non solo: in arrivo c’è la piattaforma Qtrax in cui credono le major e che prevede l’accesso degli utenti ad un sistema di condivisione di un catalogo da 20 milioni di brani, un servizio finanziato tramite pubblicità e sponsorship.

Ma ci sono anche altre esperienze che indicano la nuova strada, insiste il parlamentare della Rosa nel Pugno, come la decisione del MIT di rendere di pubblico dominio tutta la produzione scientifica di docenti e ricercatori, oppure la distribuzione del videogame FIFA07 gratuita in Corea del Sud, “pagata” dalle sponsorizzazioni, e via dicendo. Si impongono cioè nuovi modelli che hanno come risultato consentire l’accesso ai contenuti .

A fronte di tutto questo, in Italia la legge, come ben sanno i lettori di Punto Informatico , considera di rilevanza penale la pura condivisione di file. Ciò non toglie che si abbia anche una responsabilità civile per cui se spesso l’utente eventualmente pizzicato non viene perseguito penalmente lo può essere (caso Peppermint docet) sotto il profilo civile, magari perché i detentori dei diritti interessati cercano un “risarcimento danni”.

“L’incriminazione del file-sharing – sottolinea Beltrandi – è una tipica ipotesi di reato artificiale cui non corrisponde la percezione del disvalore del fatto da parte dei consociati, per i quali lo scambio di materiali (pur illecito) è avvertito come naturale e culturalmente accettato . Immaginiamo quale sarebbe il risultato di portare a giudizio centinaia di giovani con l’imputazione di aver scambiato file protetti dal diritto d’autore”.

Dunque, spiega il parlamentare, la proposta di legge intende puntare all’ autorizzazione alla messa a disposizione del pubblico di file per fini personali senza scopo di lucro . “Si introduce – sottolinea il promotore della proposta – un meccanismo analogo alle licenze collettive in vigore nei paesi nordici con l’obiettivo di delineare un quadro legislativo che promuova la capacità dei titolari dei diritti di sviluppare una nuova generazione di modelli di licenze collettive destinati agli utenti online, che siano meglio rispondenti alle esigenze del mondo informatizzato”.

Il sistema in questione si traduce nel promuovere accordi tra le società di gestione collettiva significativamente rappresentative degli aventi diritto e le associazioni rappresentative degli interessi degli utilizzatori che definiscano le condizioni di uso delle opere autorizzando lo scambio e la condivisione di contenuti digitali. “Questo sistema di autorizzazione basato sull’acquisto volontario di licenze collettive da parte degli utilizzatori – sostiene Beltrandi – offre alla attività di file sharing una via ragionevole per diventare legale nel rispetto dei diritti degli autori e dei diritti connessi”.

L’articolato della Proposta sarà presto disponibile sul sito della Camera dei Deputati . La presentazione, come accennato, avverrà oggi, alle 10 presso la Sala Stampa di Montecitorio.

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Pubblicato il 1 ago 2007
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