Pakistan, Facebook chiuso a scadenza

Pakistan, Facebook chiuso a scadenza

Gli utenti locali dovranno fare a meno del social network per tutto il mese di maggio. Colpa di un gruppo che incita a postare immagini di Maometto. Origine di tutto, l'irriverenza di South Park
Gli utenti locali dovranno fare a meno del social network per tutto il mese di maggio. Colpa di un gruppo che incita a postare immagini di Maometto. Origine di tutto, l'irriverenza di South Park

Una corte pakistana ha imposto al Governo di impedire momentaneamente l’accesso a Facebook: una pagina incoraggerebbe gli utenti a pubblicare immagini del profeta dell’Islam Maometto.

Sulle immagini del profeta della religione mussulmana si sono giocate già numerose battaglie: basti ricordare la vicenda della vignetta danese che ha generato tanto scalpore anche in Italia e la richiesta di rimozione delle immagini dalla pagina dedicata a Maometto su Wikipedia.

Stavolta a riportare alla ribalta la questione è un gruppo del social network in blu che intende trasformare il 20 maggio nella giornata all’insegna di “Tutti disegnino Maometto” con l’intento di protestare contro un gruppo musulmano estremista che ha minacciato i creatori si South Park. La motivazione? In una puntata dell’ultima serie dell’irriverente cartone animato Maometto è stato fatto apparire vestito da orso (non conoscendo la vera immagine di Maometto può avere qualsiasi aspetto), scherzando proprio sull’iconoclastia e sulle minacce in passato mosse dagli estremisti islamici.
I fondatori del gruppo voleva dimostrare di non temere tali minacce.

Per cercare di rispondere alle polemiche divampate internamente, tuttavia, il Governo del Pakistan aveva ordinato agli ISP locali di rendere la pagina inaccessibile. Ammesso che ciò sia tecnicamente possibile, ciò non è bastato a un gruppo di avvocati islamici, che è ricorso alla Corte Suprema chiedendo l’inibizione dell’accesso alla totalità di Facebook, colpevole di non aver bloccato la pagina fin da subito.

La corte ha dato ragione ai richiedenti e ordinato al governo di bloccare il sito fino al 31 maggio, quando il tribunale terrà un’udienza sul caso.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
19 mag 2010
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