Pirateria, occhio al Governo

Pirateria, occhio al Governo

di Gilberto Mondi - Preoccupano le ultime dichiarazioni di Mauro Masi che annuncia una campagna governativa per sensibilizzare contro la pirateria. Una campagna sbilenca che sarà pagata con i soldi pubblici
di Gilberto Mondi - Preoccupano le ultime dichiarazioni di Mauro Masi che annuncia una campagna governativa per sensibilizzare contro la pirateria. Una campagna sbilenca che sarà pagata con i soldi pubblici


Roma – Chiunque si occupi delle cose della Rete ha imparato a non sottostimare le parole che vengono pronunciate da Mauro Masi, oggi a capo del dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio . La sua posizione proprio sulla legge sull’editoria (è uno dei suoi “padri”) ha contribuito non poco all’approvazione della normativa e alla difesa di quel testo dopo la sua approvazione. Sempre di Masi è la proposta di attribuzione di un direttore responsabile per i siti web italiani, una tentazione che solletica molti dentro e fuori dal Governo. E così le sue recenti dichiarazioni su Internet e pirateria non dovrebbero essere sottovalutate: anzi aprono squarci di luce sulle prossime mosse del Governo italiano, ancora bloccato nel guado della Legge Urbani.

L’argomento è peraltro tutt’altro che estraneo a Masi che fino a qualche tempo fa svolgeva il ruolo di commissario straordinario della SIAE .

In una recente intervista a Il Giornale , Masi ha dichiarato che prima della fine dell’anno Palazzo Chigi lancerà una campagna sulla pirateria, pensata per sviluppare una sensibilità nel pubblico che oggi si ritiene assente. “Abbiamo preso questa decisione – ha spiegato – dopo quanto ci hanno segnalato i responsabili delle forze dell’ordine, ossia che da parte della gente la percezione che la pirateria è perseguibile, e che dunque è reato, è molto bassa. Questo nonostante sia polizia che Carabinieri e Guardia di Finanza abbiano intensificato molto la loro azione di contrasto. Vogliamo segnalare agli italiani che il danno è elevato e che la pirateria è un reato”.

Ciò che risulta incomprensibile nell’intervista rilasciata da Masi non è tanto la proposta di portare il problema pirateria all’ ONU affinché si arrivi ad una sorta di “norma internazionale”, ognuno ha le sue priorità diciamo, quanto invece la confusione tra “hacker”, li chiama così, e “criminalità organizzata”. Una confusione che non è facile considerare frutto di un errore, vista l’esperienza del personaggio.

Masi afferma infatti che “le forze dell’ordine incominciano a segnalare che la pirateria è diventata una vera e propria forma di criminalità organizzata” e, più in là, che “a volte ci si immagina l’hacker come un ragazzino, mentre invece ci sono maghi del computer tutt’altro che adolescenti”. Delle due l’una, o si vuole prendere di petto un meccanismo criminale che produce danni all’industria dei contenuti e all’Erario, con la vendita di supporti pirata e profitti stellari, o si vuole criminalizzare il “mago” che utilizza Internet e le potenzialità che offre a scopi personali che nulla hanno a che vedere con il fine di lucro.

La speranza è che Masi o “Il Giornale” abbiano preso un abbaglio e che confondere organizzazioni criminali e “maghi del computer tutt’altro che adolescenti” non sia un’intenzione ma, appunto, un indesiderato scivolone. Dopo la legge sulla pedofilia online, quella sull’editoria, quella sul prestito dei libri e la Urbani sul file sharing, che vorrebbe sbattere in galera i maghi per quattro anni, è lecito temere il peggio. Il rischio concreto è quello di trovarsi a dicembre con una campagna tutt’altro che informativa, inutile e persino denigratoria. Considerando che sarà finanziata con i soldi pubblici mi chiedo se non sia il caso di iniziare a preoccuparsene.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
14 set 2004
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