PRACE, supercomputer europei condivisi

PRACE, supercomputer europei condivisi

Un nuovo progetto continentale mira a sviluppare una strategia europea comune per il calcolo ad alte prestazioni. Obiettivo: competere alla pari con le superpotenze informatiche statunitensi e asiatiche
Un nuovo progetto continentale mira a sviluppare una strategia europea comune per il calcolo ad alte prestazioni. Obiettivo: competere alla pari con le superpotenze informatiche statunitensi e asiatiche

Prendendo coscienza delle proprie mancanze infrastrutturali in ambito di high performance computing (HPC), l’Europa si dà una mossa e progetta un sistema di supercomputing distribuito all’interno dei vari stati nazionali. Nasce così Partnership for Advanced Computing in Europe o PRACE , iniziativa finanziata dai paesi membri (Italia inclusa) e in parte dalla Comunità Europea con l’obiettivo di partecipare alla corsa dei supercomputer ad armi pari con USA, Cina, e Giappone .

PRACE funzionerà da sovrastruttura per il coordinamento tra i paesi UE a cui spetterà il compito di “creare una rete di supercomputer diffusa in tutta Europa”. Partecipano al progetto Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna e Italia, che sarà presente con il CINECA .

I sei paesi protagonisti di PRACE investiranno un totale di 400 milioni di euro (più 70 milioni forniti direttamente dall’Europa) per “installare diversi supercomputer di classe Petaflop/s” entro i prossimi 5 anni. L’infrastruttura di PRACE sarà dunque composta da un massimo di sei sistemi Tier-0 che sul medio periodo dovranno fornire una potenza di calcolo di diversi PetaFLOPS, mentre a lungo termine (2019) si parla di raggiungere la classe ExaFLOPS con una capacità di calcolo pari a un miliardo di miliardi di operazioni al secondo .

Al vertice di PRACE verrà di volta in volta candidato il sistema più potente disponibile all’intero del consorzio, e scienziati e ricercatori avranno accesso all’infrastruttura comune così da sfruttare strumenti e una potenza di calcolo difficili da avere a disposizione altrimenti. “I criteri di accesso a tale infrastruttura Europea – si spiega in un comunicato – saranno improntati sulla qualità scientifica ed alla rilevanza dei singoli progetti di ricerca, a prescindere dalla nazionalità dei singoli ricercatori”.

Per quanto riguarda la partecipazione dell’Italia, il CINECA agisce su delega diretta del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e ha già avviato un piano di ammodernamento delle infrastrutture HPC disponibili nel paese . A tal riguardo è prevista l’installazione del sistema Sp Power 6 di IBM, dotato di una potenza di calcolo di 100 TeraFLOPS e attualmente presente al settantesimo posto della classifica TOP500 . In seguito si procederà alla “messa in produzione” di un sistema Blue Gene P sempre di IBM, “per sperimentare i nuovi paradigmi di programmazione in vista del passaggio alle architetture di classe PetaFlop/s”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 10 giu 2010
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