Nel marzo 2020, in piena campagna elettorale per le Presidenziali USA che si sarebbero tenute in autunno, Donald Trump condivise sul proprio account Twitter un video contraffatto, inizialmente messo online da Dan Scavino, social media director della Casa Bianca. Il protagonista era l’allora candidato (e attuale Presidente) Joe Biden. Fu il primo tweet etichettato come contenuto manipolato dal social network. Ora, è lo stesso tycoon a dover fare i conti con l’arma dei deepfake. E l’attacco non proviene dalla fazione democratica, bensì da Ron DeSantis, intenzionato ad allungare le mani sulla leadership repubblicana, in vista della chiamata alle urne del prossimo anno.
Chi di IA ferisce, di IA perisce: DeSantis vs Trump
Il 5 giugno, l’account della propaganda che appoggia la sua nomination, ha pubblicato una clip che enfatizza il supporto fornito da Trump ad Anthony Fauci, figura chiave nella definizione della strategia di gestione della pandemia da COVID-19 durante il suo mandato. Diventato uno dei bersagli preferiti della destra d’oltreoceano, soprattutto tra i sostenitori del movimento no vax, è ora associato al magnate per screditare quest’ultimo agli occhi dei potenziali elettori. Il filmato completo è visibile nel post del profilo DeSantis War Room.
Solo uno sguardo attento, allenato e con la volontà di analizzare i dettagli, può notarne la natura contraffatta. A tradirla è, ad esempio, la resa dei caratteri che compongono la scritta alle spalle del podio nella sala stampa della Casa Bianca.
A fine aprile, il canale YouTube del Republican National Committee ha pubblicato il video Beat Biden, anch’esso composto da immagini ottenute con strumenti di IA generativa, rendendo però nota in modo esplicito la loro natura.
Tra coloro che hanno lanciato un appello a intervenire, affinché le evoluzioni dell’intelligenza artificiale non arrivino a costituire un rischio per le elezioni politiche e, di conseguenza, per il processo democratico, c’è anche Sam Altman di OpenAI, la realtà che ha dato vita a ChatGPT.