Washington (USA) – Ci va cauta l’amministrazione statunitense ma il progetto ormai è pronto: è quello di un sistema di monitoraggio ed intercettazione che obblighi le grandi telco statunitensi e gli ISP a registrare i dati delle comunicazioni degli utenti per almeno due anni.
Della cosa hanno parlato nei giorni scorsi il procuratore generale Alberto Gonzales (nella foto) e i più grandi operatori, da AOL a Microsoft, passando per Verizon e Google. Incontri “privati”, come li hanno definiti i media, in cui si è parlato della fattibilità di un simile provvedimento ed evidentemente dei suoi costi.
Gonzales e l’amministrazione Bush, nelle settimane più calde del clamoroso scandalo intercettazioni , hanno dichiarato di voler ricorrere ad un nuovo e più ampio sistema di data retention per combattere il terrorismo. Registrare tutti quei dati, cioè, consentirebbe di migliorare le capacità preventive di intervento delle autorità e di ricostruire i rapporti di componenti di cellule terroristiche che utilizzino sistemi di comunicazione americani.
Va da sé che la circolazione sui network statunitensi di una parte consistente del traffico internet si potrebbe trasformare in nuove modalità di controllo anche sulle attività di cittadini non-americani la cui unica “colpa” sarebbe utilizzare servizi web o servizi telefonici che si appoggino sulle infrastrutture statunitensi.
Per quanto drastica, la decisione dell’amministrazione Bush, peraltro non ancora formalizzata in una proposta pubblica, non sorprende gli europei . I cittadini della UE, infatti, sono già soggetti ad una analoga pesante data retention sulle proprie comunicazioni in forza di una direttiva che, tra l’altro, non prevede esplicitamente compensazioni per le spese delle registrazioni dei dati. Ogni singolo paese, peraltro, può attuare una retention più lunga dei sei mesi previsti dalla direttiva.
La grande differenza tra l’idea di Washington e la direttiva europea, però, sta nelle finalità . Mentre Gonzales sembra voler legare questa attività al contrasto al terrorismo e alla diffusione della pornografia infantile, il dibattito europeo ha portato alla possibilità che quei dati vengano utilizzati anche per la lotta alla pirateria elettronica , scatenando le fin qui vane reazioni dei sostenitori delle libertà digitali.