Connettività e antitrust: licenze che scottano

Connettività e antitrust: licenze che scottano

Un giudice federale ha stabilito, negli USA, che Qualcomm deve concedere in licenza lo sfruttamento di alcune tecnologie integrate nei propri modem.
Connettività e antitrust: licenze che scottano
Un giudice federale ha stabilito, negli USA, che Qualcomm deve concedere in licenza lo sfruttamento di alcune tecnologie integrate nei propri modem.

Qualcomm potrebbe essere costretta a concedere in licenza ai propri competitor lo sfruttamento di alcune delle tecnologie integrate nei modem prodotti e destinati a dispositivi come gli smartphone. Utilizzare il condizionale al momento è d’obbligo poiché al chipmaker di San Diego spetta il diritto di appellarsi alla sentenza preliminare presa nella giornata di ieri dal giudice federale Lucy Koh del tribunale del Northern District of California.

Qualcomm: modem e licenze

Una decisione che si inserisce nel contesto di una causa antitrust intentata all’inizio del 2017 dalla Federal Trade Commission statunitense, per far luce su comportamenti potenzialmente anticoncorrenziali attuati da Qualcomm e legati al business dei moduli per la connettività destinati a smartphone e ad altri prodotti commerciali. Sia l’azienda sia la FTC il mese scorso avevano chiesto al giudice di posticipare la data della sentenza fino a un massimo di 30 giorni, così da poter portare avanti le trattative con l’obiettivo di giungere a un accordo, ma Koh ha scelto di respingere la domanda. Alla notizia il mercato azionario ha reagito con un -0,3% nel valore dei titoli del gruppo.

A Qualcomm potrebbe dunque essere imposto di concedere in licenza lo sfruttamento di alcuni brevetti per la produzione di componenti destinate alla connettività ad aziende come Intel, che ad oggi costituisce uno dei suoi maggiori rivali. Non è da escludere l’ipotesi che le parti possano in ogni caso giungere a una stretta di mano, come già avvenuto ad esempio nella Corea del Sud e a Taiwan, dove a una prima decisione delle autorità in linea con quella presa ieri dal giudice Koh sono seguiti una richiesta d’appello e la firma di un accordo. Per quanto riguarda la sentenza taiwanese, il gruppo di San Diego ha accettato di versare 93 milioni di dollari nell’immediato e di investire altri 700 milioni di dollari nel paese entro i prossimi cinque anni.

5G e nuovi equilibri di mercato

Con l’era del 5G ormai alle porte (ne abbiamo parlato con Rahul Patel di Qualcomm in occasione del recente Broadband World Forum), una sentenza di questo tipo o la sua revoca potrebbero spostare gli equilibri del mercato. Il gruppo già permette ad altre aziende di produrre chip basati sulle proprie tecnologie per le reti wireless, ma solo se si tratta di società che commercializzano direttamente i dispositivi e non a concorrenti che rivendono poi i moduli a terze parti.

La questione è stata sfiorata anche nella vicenda che coinvolge Apple e Intel, inerente il presunto passaggio di informazioni coperte da segreto industriale dalla mela morsicata al chipmaker di Santa Clara. Interpellate in merito alla sentenza di ieri dalla redazione di Reuters, Qualcomm, FTC e Intel non hanno rilasciato alcun commento.

Fonte: Reuters
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Pubblicato il
7 nov 2018
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