È appena stato pubblicato Raspberry Pi Imager 2.0 nella sua versione finale e stabile (le open beta circolavano fin dall’inizio di ottobre). Come si intuisce, si tratta di un major update per l’utility che crea rapidamente unità di boot da eseguire sui dispositivi della gamma. I responsabili del progetto parlano di uno sviluppo durato un anno circa e di tante novità introdotte.
Le novità di Raspberry Pi Imager 2.0
Il cambiamento che balza subito all’occhio per chi conosce l’utility è il restyling dell’interfaccia. Non appena installata e aperta mostra uno wizard che accompagna passo dopo passo verso il risultato finale. Ogni elemento è posizionato e studiato anche per risultare conforme ai criteri di accessibilità, con etichette per gli screen reader e possibilità di far attraverso la tastiera (il mouse diventa dunque opzionale).
Una cosa era chiara: per Imager 2.0, dovevamo apportare una modifica radicale all’interfaccia utente. La personalizzazione del sistema operativo è uno degli aspetti più apprezzati di Raspberry Pi Imager, ma l’avevamo lasciata nascosta in una finestra separata. Perché nascondere le funzionalità migliori?

Il processo è strutturato in cinque passaggi: selezione del proprio dispositivo, del sistema operativo da installare (Pi OS, piattaforme per media player, emulazione videogiochi, automazione e così via), dell’unità di storage su cui caricarlo, personalizzazione e scrittura.
Ogni passaggio occupa l’intera finestra, con spazio per descrizioni utili, feedback di convalida e link pertinenti. L’esperienza è più spaziosa e meno affollata a tutto tondo.
La palette dei colori è quella tipica del brand, con il Raspberry Red a mettere in evidenza gli elementi disposti su uno sfondo bianco e divisi da una spaziatura maggiore rispetto al passato.
Per il download di Imager 2.0 è sufficiente visitare il sito ufficiale. Lì si trovano le versioni per Windows, macOS e Linux. Tra i modelli supportati c’è anche il nuovo 500+, PC all-in-one presentato a fine settembre.