Ricerca IT, doccia fredda in Francia

Ricerca IT, doccia fredda in Francia

Una clamorosa sentenza dichiara colpevole un bug hunter che aveva osato rendere pubblici i buchi di sicurezza di un celebre software antivirus
Una clamorosa sentenza dichiara colpevole un bug hunter che aveva osato rendere pubblici i buchi di sicurezza di un celebre software antivirus


Parigi – Alza molta polvere la sentenza con cui un tribunale francese ha deciso di comminare una multa di 5mila euro (pena sospesa) ad un ricercatore informatico transalpino per aver reso pubbliche le vulnerabilità del software antivirus ViGuard prodotto dalla Tegam .

La vicenda è quella già nota ai lettori di Punto Informatico che riguarda Guillaume Tena, meglio noto come Guillermito : nel 2001 il bug hunter, oggi ricercatore di Harvard, pubblicando i risultati con il proprio nickname aveva effettuato dei test sui software Tegam per stabilire se era vero quanto sostenuto dall’azienda, ovvero che il proprio antivirus fosse in condizione di fermare qualsiasi virus circolante. Con quei test Tena non solo ha provato che ciò non era vero, ma ha anche individuato una serie di falle nel prodotto Tegam.

Secondo quest’ultima, per effettuare le sue prove Guillermito avrebbe violato la proprietà intellettuale della società eseguendo un’operazione di reverse engineering sui propri software.

Ora la sua condotta è stata giudicata illegale dal giudice, sebbene questi non abbia dato molto peso alle accuse di Tegam che aveva persino definito Guillermito “un terrorista”. I 5mila euro l’hacker dovrà pagarli qualora nei prossimi cinque anni sia colto in fallo per fatti analoghi. In sede civile Tegam farà valere la condanna di Tena per ottenere “sostanziali compensazioni” per i danni che avrebbe subito (ha chiesto 900mila euro). Fino a qualche tempo fa si temeva che Tena sarebbe potuto finire in carcere.

Intanto, sul suo sito , Guillermito scrive:
“Dovrei sapere esattamente perché sono stato condannato. Lo dico perché qui tutto sembrano saperlo ma io no. E no, non sto scherzando”.

Come lui la pensano i ricercatori francesi che in queste ore ragionano sulle conseguenze della sentenza e sul fatto che sarà per loro assai più difficile, d’ora in poi, pubblicare i risultati di molti studi.

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Pubblicato il 11 mar 2005
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