Si intravede il capolinea per Roadrunner , il supercomputer che nel 2009 rappresentava il non plus ultra del calcolo ad alte performance (HPC) ma che oggi non fa che rubare spazio a discendenti molto più performanti ed efficienti presso il Los Alamos National Laboratory negli Stati Uniti.
Roadrunner è stato il primo supercomputer a raggiungere la classe petaFLOPS – un milione di miliardi di calcoli in virgola mobile al secondo – con un’architettura ibrida ideata da IBM e composta da 12.960 processori PowerXCell 8i – versione custom della stessa CPU Cell usata da Sony su PlayStation 3 – e 6.480 processori dual-core Opteron (AMD) accanto a 114 terabyte di memoria e 1,09 milioni di terabyte di storage.
Proprio questa sua caratteristica ibrida ha rappresentato un’idea pionieristica, dicono ora i responsabili della divisione HPC di Los Alamos, visto che “Roadrunner ha dato occasione a tutti di pensare a nuovi modi di realizzare un supercomputer” e che i nuovi sistemi includono “processori specializzati” nella stessa maniera del supercomputer di Big Blue.
Ma ora il tempo di Roadrunner volge al termine, visto che il sistema è stato surclassato da supercomputer ben più capaci ma anche (soprattutto?) più efficienti nel consumo di energia elettrica: a titolo di confronto, il sistema Juqueen di IBM in servizio in Germania offre performance 4 volte superiori a Roadrunner ma consuma molto meno (1.970 kilowatt contro 2.345 kilowatt).
Prima di essere smantellato liberando oltre 550 metri quadri di spazio utile, però, a Roadrunner verrà concesso un altro mese di “vita” digitale con l’esecuzione di esperimenti scientifici quali ricerche sull’uso della memoria da parte dei sistemi operativi e l’ottimizzazione nel routing dei dati. Nulla a che vedere con il data crunching di “prima”: decadimento del materiale nucleare, comportamento dei nanotubi, simulazione di un universo in miniatura composto da 70 miliardi di particelle singole.
Alfonso Maruccia