Se i bollini vengono al pettine

Se i bollini vengono al pettine

Donato Taddei, esperto di accessibilità, avverte dei problemi e delle opportunità legate alla Legge Stanca e propone di attivarsi subito per difendere diritti ancora non tutelati
Donato Taddei, esperto di accessibilità, avverte dei problemi e delle opportunità legate alla Legge Stanca e propone di attivarsi subito per difendere diritti ancora non tutelati


Roma – Da queste colonne vorrei lanciare un appello a tutti i cittadini e in particolare ai gruppi e associazioni che si occupano della difesa anche legale dei diritti degli utenti consumatori per l’organizzazione di un comitato civico per la difesa degli interessi legittimi garantiti dalla legge 4/2004, più nota come legge Stanca, “Disposizioni per favorire l’accesso degli strumenti informatici a soggetti disabili” , di cui Punto Informatico si è più volte occupato.

La legge tutela il diritto della persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e in particolare ai servizi informatici della pubblica amministrazione e di pubblica utilità da parte delle persone disabili. Stabilisce anche una responsabilità dirigenziale e disciplinare con annesse sanzioni.

Se questa legge dichiara che ogni persona ha diritto di accesso all’informazione deve esserci un modo anche legale per tutelare questo diritto da parte di un utente, disabile o meno, in particolare rispetto ai seguenti punti:

A) – La pubblicazione sui siti pubblici e/o finanziati con denaro pubblico, di tutte le informazioni di diritto pubblico, come bilanci preventivi e consuntivi, rendiconti patrimoniali, atti deliberativi e contabili, ecc.

B) – tutti gli atti che sono soggetti per legge a pubblicità – notizia in altre forme (esposizione, pubblicazione, affissione, comunicazione, rilascio su richiesta) o disponibili ex lege in determinati luoghi: (conservatoria del registro, PRA, archivi di stato, catasto, corte dei conti, ordini professionali;

C) – modulistica, istruzioni per il suo uso e relativo materiale informativo;
– documentazione e informazione sulle procedure di accesso ai servizi informatici e alle banche dati di pubblico interesse;
– atti privati e contrattuali di pubblico interesse;
– dati statistici e di monitoraggio dei servizi e degli enti.

E’ lecito o no che nella società della informazione in prima pagina si trovino i bilanci e non le foto dei manager?

Vi sono amministrazioni, enti pubblici, concessionarie di pubblici servizi che fanno di tutto per rendere il loro sito inaccessibile non solo a quel 5-10% di disabili, ma a tutti: anziani, analfabeti, poco informatizzati; è storia quotidiana quella di siti che esibiscono falsi bollini di accessibilità o spacciano acqua del rubinetto per acqua miracolosa di lourdes o della Mecca, costruendosi, in nome e/o sulla pelle dei disabili, un look di accessibilità che gli permetta di attingere alle risorse economiche pubbliche stanziate per l’ICT a favore delle categorie deboli e svantaggiate.

Al riguardo, alla faccia del principio della piena conoscibilità dell’attività amministrativa, della trasparenza e della e-partecipation, non è possibile sapere dai siti governativi nè l’ammontare nè la destinazione di tali risorse, nè chi ne beneficia e ci si deve accontentare di qualche lancio giornalistico del ministero della Innovazione, che qualche volta ci informa di avere stanziato tot euro ad esempio per l’alfabetizzazione informatica nel sud.

Le storture suesposte derivano soprattutto dalla mancanza di disposizioni precise in quanto i regolamenti attuativi di tale legge non sono stati emanati, nonchè dal perverso meccanismo del cosiddetto “bollino blu”.

Durante il dibattito che ha accompagnato l’iter della legge Stanca ho a più riprese denunciato la demenzialità di tale meccanismo e la sua natura tendenzialmente criminogena.

Il problema c’è ed è grave: a sei mesi dall’approvazione, con una superficialità che è funzionale alla logica che ha ispirato questa legge, gli uffici del ministero, ovvero il CNIPA e i suoi gruppi di lavoro, hanno completamente disatteso i compiti previsti all’art. 10 (regolamento di attuazione), concentrandosi sull’unica cosa che sembra contare per il ministro: i bollini e i requisiti per ottenerli, di cui all’art. 11 (norme tecniche).


Il resto è stato semplicemente bypassato: accessibilità delle postazioni di lavoro e dotazioni tecnologiche per i disabili, la fornitura ad essi dei libri di testo per le scuole, il diritto di accesso di ogni persona alle fonti di informazione, la razionalizzazione della erogazione delle tecnologie assistive (legge scaduta e non rinnovata dal 2000).

Stenta a farsi strada nella società una cultura garantista di tali diritti. Da utente e cittadino ho contattato alcune associazioni di difesa degli utenti consumatori chiedendo supporto e assistenza per i diritti previsti da questa legge.
Semplicemente non sono stato nemmeno degnato di una risposta.

Del resto anche il dibattito tra gli addetti ai lavori ha sempre sottolineato solo aspetti formali, relativi alla correttezza delle soluzioni tecniche adottate e alla loro aderenza o meno alle raccomandazioni del Consorzio mondiale del web (w3c), ignorando totalmente gli aspetti sostanziali connessi alla privazione di tali diritti.

Da cio’ il mio appello che puo’ così sintetizzarsi:

1) – mi farei carico di raccogliere adesioni via e-mail ( do.taddei@virgilio.it ) alla costituzione di un comitato civico per la difesa degli interessi legittimi tutelati da questa legge;

2) – raccoglierei volentieri la disponibilità di avvocati e giuristi per il supporto legale ad azioni di difesa di tali interessi legittimi.

3) – porre in essere, utilizzando tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione dei cittadini, (ricorsi amministrativi, ricorso al difensore civico, costituzione in giudizio, ecc.) iniziative la cui risonanza anche mediatica dovrebbe contribuire a rendere reale il diritto di accesso all’informazione, altrimenti destinato a rimanere sulla carta, e, quel che è peggio, a generare ulteriore “info exclusion”.

4) – sensibilizzare i soggetti delegati alla applicazione di questa legge: dirigenti, committenti, giudici, apparati, tecnici e ovviamente i cittadini, perchè la cultura dell’accesso alla informazione non sia uno slogan ma un diritto esigibile.

Donato Taddei

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Pubblicato il
11 giu 2004
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