Se l'ingiunzione è cinguettata

Se l'ingiunzione è cinguettata

Un commentatore politico britannico scopre un fake a suo nome su Twitter. Ottiene l'autorizzazione da un giudice di Londra e spedisce un documento ufficiale direttamente all'account incriminato. In 140 caratteri
Un commentatore politico britannico scopre un fake a suo nome su Twitter. Ottiene l'autorizzazione da un giudice di Londra e spedisce un documento ufficiale direttamente all'account incriminato. In 140 caratteri

“Prevedo che ci sarà a partire da questo momento un aumento dei miei lettori, ansiosi di saperne di più sull’ingiunzione che ho ottenuto con successo presso un’alta corte britannica”. È l’enfatico inizio di un breve post dal titolo Donal Blaney vs Sconosciuto , pubblicato recentemente sul blog ufficiale di Donal Blaney, avvocato e opinionista politico di orientamento conservatore dalla contea del Kent. “Un grazie all’autorevole appoggio di Matthew Richardson, in aula per obbligare un anonimo codardo a smetterla di far finta di essere me su Twitter e rivelare subito la sua vera identità”.

Pare che la Griffin Law, compagnia legale messa in piedi dallo stesso Blaney, abbia convinto un giudice di Londra ad autorizzare quella che è già stata soprannominata ingiunzione Blaney’s Blarney , dal nome del blog ufficiale tenuto dall’avvocato. Al centro della bufera, un account aperto sulla nota piattaforma di microblogging, dal medesimo titolo e con tanto di fotografia del vero Blaney . La pagina ha convinto gli attuali 130 follower, che non hanno notato nulla di strano, né toni satirici né odori di fake.

Di fake, invece, si tratta: il falso Blaney ha cinguettato una serie di opinioni considerate dal vero Blaney spiacevoli, dall’Iran a Putin. Sembrerebbe un altro caso di blando “furto di identità” online, ma c’è qualcosa di inedito dietro l’ingiunzione ottenuta dal blogger britannico. Questi, infatti, si è dimostrato particolarmente restio all’idea di contattare gli uffici californiani di Twitter e rimettersi così a tempi d’attesa troppo lunghi per dirimere la questione.

“La legge permette di inviare documenti legali via email – ha spiegato un avvocato specializzato in tecnologie – e quindi diventa possibile anche spedirli attraverso un social network”. E così pare Blaney abbia fatto: il giudice di Londra lo avrebbe autorizzato a spedire l’ingiunzione direttamente attraverso Twitter . “Chiunque sia – ha dichiarato un portavoce di Griffin Law – sarà obbligato a smetterla di scrivere post, rimuovere quelli precedenti e rivelarsi al giudice attraverso un apposito web link”.

Se lo sconosciuto farà tutto ciò è in dubbio, soprattutto se prenderà seriamente in considerazione un documento legale spedito ad un account cinguettante. “Chiunque sia – ha detto comunque lo stesso Blaney – dovrebbe essere completamente idiota per ignorare un avviso del genere. E se lo farà, tornerò ancora in aula”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
2 ott 2009
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