Smart City, città di equilibri

Smart City, città di equilibri

di Dott. L. Rufo (www.consulentelegaleinformatico.it) - Anche in Italia si muove qualcosa, l'ultima è la città di Bologna. Senza dimenticare che i dati alla base della gestione efficiente dei servizi vanno tutelati
di Dott. L. Rufo (www.consulentelegaleinformatico.it) - Anche in Italia si muove qualcosa, l'ultima è la città di Bologna. Senza dimenticare che i dati alla base della gestione efficiente dei servizi vanno tutelati

Da qualche anno si sente sempre più spesso parlare di “Smart City”, ma tale espressione – adattata o adattabile ad ogni cosa – rischia di rimanere generica e priva di una visione condivisa su scala mondiale. Difatti, il termine “smart” sta diventando una tendenza, una parola usata da addetti ai lavori per rappresentare la possibilità di una migliore qualità dei servizi. La definizione di Smart City nasce nel campo dell’Information and Communication Technology (ICT) e ricomprende i modelli di una città digitale realizzata attraverso una rete per la diffusione e la circolazione dell’informazione. L’obiettivo è che, proprio attraverso le reti, queste città possano organizzare e gestire in modo più efficiente ed efficace trasporti, ciclo dei rifiuti, distribuzione dell’acqua, dell’energia, condivisioni dei dati etc.
Nell’ultimo decennio maggior applicazione di questo termine si è visto in Nord America – in modo particolare negli USA e in Canada – dove gli sono stati dedicati studi approfonditi arrivando a concepire una città Smart come uno spazio urbano, ben diretto da una politica lungimirante, che affronta la sfida della globalizzazione e della crisi economica, facendo particolare attenzione alla coesione sociale, alla creatività, alla qualità dell’ambiente e, da ultimo, anche all’innovazione tecnologica autentica cartina tornasole di questo processo.

Vero è che, in questi ultimi anni, anche in Europa e in Italia, le varie istituzioni, nella ricerca di una nuova visione del futuro capace di garantire nuovo benessere e sviluppo, hanno individuato nella costruzione di Smart City una concreta e virtuosa soluzione. In Europa trova un posto di rilievo nell’Agenda Europa 2020, in Italia si pongono concreti obiettivi nell’Agenda Digitale assumendo, tuttavia, un significato molto più ampio che include l’intera “vita” di una città.

Tuttavia, come si può facilmente intuire, la realizzazione di una Smart City è un processo molto complesso e di lungo periodo: è necessaria una profonda conoscenza della realtà locale, dei bisogni della collettività, delle criticità e dei servizi che devono essere gestiti e garantiti. In altri termini, si deve elaborare un piano strategico che non risponda solo alle esigenze e ambizioni della governance comunale, ma sia rivolto a costituire un gruppo con la piena sinergia di tutti – enti pubblici, cittadini, imprese, università in primis – che concorrano a definire un nuovo modello basato sia su interventi tecnologici oltre che su buone pratiche, risultato di partecipazione e intelligenza collettiva.

In tutto questo processo d’innovazione e miglioramento delle città, vero cuore pulsante è rappresentato dalle “Banche dati”, vale a dire – secondo l’art. 4 comma 2 lett. P) del d.lgs. 196/03 (Codice Privacy) – ” qualsiasi complesso organizzato di dati personali, ripartito in una o più unità dislocate in uno o più siti “. Difatti, attraverso le reti di comunicazione, è possibile quotidianamente rilevare le variazioni nella vita dei cittadini, delle aziende e dei consumi. Senza contare che, con una gestione accurata di tutti questi dati eterogenei e digitalizzati, uniti e integrati con le informazioni provenienti da diversi soggetti pubblici (Comuni, Agenzia del Territorio, Camere di Commercio, Aziende dei servizi, ecc.) e con i dati rilevati dai sensori (centraline di raccolta dati meteo, di qualità dell’aria, contatori elettronici, sul traffico, videosorveglianza, etc) è possibile ottimizzare al massimo le risorse disponibili con interventi puntuali e precisi che garantiscano il massimo rapporto prestazioni / costi e uno sviluppo sostenibile.

In Italia non mancano esempi di smart city. Tra queste spiccano Torino, Perugia, Ancona, Trento e Trieste, Firenze e Genova. In quest’ottica di innovazione si aggiunge anche Bologna – notizia di qualche giorno fa – che ha scelto di percorrere tale strada attraverso un’alleanza tra mondo della ricerca e Università, imprese e pubblica amministrazione per sviluppare soluzioni utili ad affrontare problematiche urbane e sociali, mettendo le tecnologie al servizio delle persone. Gli ambiti operativi e di più largo impatto – sul territorio comunale – scelti da “Bologna Smart City”, a differenza delle altre città, sono: Tutela dei beni culturali, Cloud&Crowd (per raccogliere l’offerta di contenuti e servizi di PA, imprese e cittadini), Reti di comunicazioni intelligenti, Mobilità sostenibile, Quartieri sicuri e sostenibili, Sanità e Welfare (e-care, e-health), Educazione e istruzione tecnica.

Una Smart city, pertanto, cambierà il nostro modo di vivere dal momento che l’utilizzo dei dati in modo intelligente migliorerà la qualità di vita dei cittadini e imprese. Tuttavia non si deve dimenticare che la rapidissima evoluzione delle tecnologie e soprattutto un approccio all’avanguardia rispetto all’innovazione tecnologica non devono trasformarsi – come accade spesso nella quotidianità – in violazione dei diritti degli individui. Spesso ciò deriva dal fatto che ci troviamo in un mondo che si evolve rapidamente, anche se non mutano i principi di base.

Invero, nelle Smart City l’informazione ha un valore specifico ben preciso e l’alterazione può distruggere il valore contenuto nell’informazione stessa e creare non pochi problemi alla collettività. Alla luce di ciò, realizzare una città competitiva in grado di autodeterminarsi ed offrire ai cittadini servizi efficaci ed efficienti è importante quanto costituire e far rispettare una serie di regole incentrate sulla sicurezza dei dati.
Altresì, non possiamo evitare di menzionare il discorso relativo alla tutela dei dati personali. Infatti per creare una “Città Intelligente” che funzioni e che porti nel lungo periodo i suoi frutti si richiede agli utenti una maggior partecipazione con la conseguente rinuncia parziale alla propria sfera di riservatezza. Diritto (alla riservatezza) che, collocato tra i diritti inviolabili menzionati dall’art. 2 Cost., ha invece la funzione di delimitare il concetto di interesse pubblico, escludendo l’esistenza di un diritto della collettività a penetrare nella sfera privata di un individuo.

Concludendo, è innegabile che lo spirito del cittadino della rete punti all’innovazione e a volere una città competitiva pronta a soddisfare i propri bisogni ma, in virtù di ciò, si deve cercare di cogliere la grande sfida di tener bilanciate le innovazioni prefissate dalle Smart City con l’inviolabilità dei diritti dei singoli utenti. La tecnologia, infatti, per ragioni di principio, dovrebbe misurarsi con i valori costituzionali: dovrebbe, in altri termini, proporzionare il proprio agire ai valori socialmente riconosciuti, così da poter trovare anche strade propizie alla realizzazione del proprio interesse.

Dott. Luigi Rufo
www.consulentelegaleinformatico.it

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Pubblicato il
7 ago 2012
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