SOPA, addio alle armi?

SOPA, addio alle armi?

I promotori del disegno di legge annunciano la rimozione delle misure di blocco DNS. La Casa Bianca non appoggerà iniziative contro la libertà d'espressione. La protesta dilaga sul Web
I promotori del disegno di legge annunciano la rimozione delle misure di blocco DNS. La Casa Bianca non appoggerà iniziative contro la libertà d'espressione. La protesta dilaga sul Web

A mettere la retro sono stati i senatori statunitensi Lamar Smith e Patrick Leahy, principali promotori del famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA). Ovvero il disegno di legge anti-pirateria che vorrebbe effettuare un violento giro di vite sulle varie piattaforme votate alla condivisione illecita dei contenuti.

Pressati dalle critiche più feroci, i due congressmen a stelle e strisce hanno ora annunciato il possibile abbandono delle misure legislative per il blocco a mezzo DNS dei domini pirata . Risoluzioni estreme – almeno secondo gli agguerriti oppositori di SOPA – che minaccerebbero l’intimo funzionamento di Internet oltre che i principi costituzionali per la libertà d’espressione sul web.

C’è chi ha però sottolineato come i promotori di SOPA vogliano soltanto rimandare l’implementazione dei blocchi da imporre ai vari provider statunitensi. Rimuovendoli provvisoriamente dal testo legislativo per accelerare il processo d’approvazione al Congresso degli Stati Uniti . Il senatore Smith ha comunque sottolineato come le tecniche di oscuramento DNS verranno presto rimosse in attesa di analisi tecniche più approfondite.

L’annuncio dei due congressmen non ha certo placato gli animi più infiammati. La popolare enciclopedia libera Wikipedia sta pensando – deciderà la comunità di wikipediani – di unirsi al blackout di protesta annunciato dalla comunità di Reddit per il prossimo 18 gennaio . Il sito di social news resterà in silenzio per 12 ore, nel tentativo di boicottare l’adozione di SOPA.

Dilagante la protesta sulla piattaforma cinguettante Twitter, con oltre 24 milioni di utenti che hanno deciso di seguire l’iniziativa del sito web BlackoutSOPA. Sono ormai numerosi i protagonisti del web – da Google a Facebook, passando per il pentito GoDaddy e la fabbrica dei meme Cheezburger – pronti a battagliare per annullare un disegno di legge che il chairman di BigG Eric Schmidt ha definito draconiano.

Nella tempesta si è esposto anche il governo di Washington, con una nota diramata dagli alti vertici dell’Amministrazione Obama. La pirateria audiovisiva – in particolare quella veicolata dai siti operativi all’estero – rappresenterebbe certamente una grave minaccia all’economia nazionale. Efficaci misure legislative dovrebbero pertanto cercare di risolvere il problema con la massima urgenza. Ma, allo stesso tempo, la Casa Bianca si è opposta a misure che rischino di “limitare la libertà d’espressione” oltre che alimentare i rischi per la cybersicurezza e lo sviluppo di una Rete “dinamica e innovativa”.

E se i due senatori vorrebbero eliminare il blocco dei siti, grandi operatori del web come Google sarebbero comunque costretti ad eliminare tutti i ponti verso i pirati. Così come le società di credito e le svariate piattaforme pubblicitarie sfruttate dai siti illeciti per capitalizzare click e impression . Una situazione dalle conseguenze davvero imponderabili e che porrebbe non pochi grattacapi ai responsabili di piattaforme fin qui neutrali in questo annoso scontro.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 16 gen 2012
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