Sorry, non voglio usare Gmail

Sorry, non voglio usare Gmail

di G. Mondi - L'ultima mossa di Google che porta Gmail a 2 gigabyte di spazio gratuito piacerà a moltissimi, anche a coloro che grazie a queste offerte rinunceranno ai vantaggi dell'oblìo
di G. Mondi - L'ultima mossa di Google che porta Gmail a 2 gigabyte di spazio gratuito piacerà a moltissimi, anche a coloro che grazie a queste offerte rinunceranno ai vantaggi dell'oblìo


Roma – Un servizio di posta elettronica con 2 gigabyte di spazio, con prospettive di spazio illimitato. Questo è quanto offre oggi Google, che vuole portare il suo Gmail, parole dei suoi esperti, a rappresentare per l’utente molto più di un sistema di gestione dell’email: un modo per tenere in ordine i propri pensieri senza darsi pena di cancellare quelli inutili .

Tutto bello. Se non fosse che non è un caso che i pensieri nel tempo cadano nell’oblìo, che certi ricordi sfumino in un passato di cui talvolta non si ricordano che pochi elementi, spesso solo quelli che si vogliono ricordare. Anzi, plasmare i propri ricordi , se non diventa un’abitudine patologica, è del tutto naturale, è anzi un modo benefico e vantaggioso di accettare il presente e organizzarsi per il futuro in serenità.

Gmail con i suoi stupefacenti effetti speciali invece mi spinge a fare a meno della selezione dei miei archivi. Se fin qui con il mio client di posta elettronica ho gestito in locale il grosso delle mie email, e parlo di anni di comunicazioni personali, newsletter e mailing list, ora con Gmail non devo neppure preoccuparmi di mantenere un archivio ordinato, posso delegare interamente tutte le comunicazioni ad un server remoto : sarà lui a gestirle, sarà lui a rendermele disponibili in qualsiasi momento. È un concetto appealing come solo le cose di Google riescono ad essere, che trasforma un servizio web in un setaccio hi-tech, capace di recuperare un messaggio, un volto, un nome, uno scambio o un’informazione seppellita in un messaggio ormai vecchio e sbattermeli in faccia in qualsiasi momento.

Ma così mi dimentico di selezionare, anzi non ho alcuno stimolo a farlo, e pongo sullo stesso piano in quell’archivio ogni ricordo, anche dettagli inutili, dolorosi, dannosi o complessi, allontanando l’oblìo nel quale la mia mente così spesso vorrebbe indulgere. Non è cosa da poco, in ballo ci sono fatti essenziali, intimi, di cui si compone l’identità personale. Questo è tanto più vero quanto più il vivere quotidiano, i rapporti personali e familiari si arricchiscono anche di comunicazione via Internet e via email.

Come se questo non bastasse, uno spazio in continua espansione nel quale riporre tanta parte dell’archivio delle proprie memorie costringe a sperare nell’affidabilità di quel sistema nel tempo, e pregare che rimanga disponibile sempre alle stesse condizioni, cosa che nessuno assicura per il semplice fatto che non si può garantire e certo non lo può garantire un servizio che ancora viene presentato in “beta”.

Quello spazio gestito dalla corporation di Mountain View si traduce oggi in un formidabile accumulatore di pensiero , ambizioni, passioni e vita di ogni individuo che ne diviene utente, elementi della realtà e delle sue memorie, dei suoi rapporti, ed è materiale che ne definisce l’esistenza, se non in tutto almeno in parte. Nelle mani sbagliate, di un cracker o di qualcuno che si riteneva un amico, o in balìa di password non abbastanza efficaci, quelle informazioni possono persino diventare una quinta colonna per l’identità stessa dell’individuo , ed offrire la sponda a frodi, furti di identità o a ferite del passato che in altra sede sarebbero state triturate col tasto “canc” a tutto beneficio dell’oggi e del domani.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il 5 apr 2005
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