La FCC (Federal Communications Commission) ha approvato il lancio di 7.500 satelliti Starlink di seconda generazione. La richiesta di SpaceX è stata quindi parzialmente accolta, ma il numero potrebbe aumentare con una prossima decisione. L’azienda di Elon Musk vuole lanciare quasi 30.000 satelliti in orbita terrestre bassa. Intanto il governo del Regno Unito ha avviato i test di connettività per le aree rurali, nonostante l’investimento in OneWeb.
Starlink: solo 7.500 satelliti 2.0, per adesso
La FCC ha rilasciato il permesso per il lancio di 12.000 satelliti di prima generazione nel 2019. Attualmente sono attivi 3.231 satelliti su 3.558 lanciati. Tutti i lanci sono stati effettuati con il razzo Falcon 9 (l’ultimo il 28 ottobre, mentre il prossimo è previsto per il 7 dicembre). Oltre due anni fa, SpaceX aveva chiesto il permesso per il lancio di 28.988 satelliti di seconda generazione che orbiteranno ad un altitudine compresa tra 328 e 614 Km.
I nuovi satelliti permetteranno di incrementare la copertura e le prestazioni rispetto a quelle offerte dai satelliti di prima generazione (paragonabili ad una connessione FTTC terrestre, ma molto lontane da una FTTH). Hanno dimensioni e peso maggiori, ma potranno essere lanciati con il razzo Falcon 9, in attesa dello Starship.
Dopo aver ricevuto diverse petizioni dalla NASA, dalla NSF (National Science Foundation) e da vari concorrenti, tra cui Viasat, Dish e Kuiper Systems (Amazon), la FCC ha rilasciato un permesso parziale. SpaceX potrà lanciare solo 7.500 satelliti alle altitudini di 525, 530 e 535 Km con inclinazioni di 53, 43 e 33 gradi, usando le frequenze in banda Ku e Ka.
La commissione ha dichiarato che tale decisione permetterà di garantire la sicurezza, limitare le interferenze e ridurre il numero dei detriti spaziali. Attualmente il servizio viene utilizzato da oltre 700.000 abbonati.
Intanto il Regno Unito ha avviato i test per la connettività satellitare nelle aree rurali. Starlink è stato scelto per la sua copertura e il basso costo, invece di OneWeb, salvata dalla bancarotta proprio dal governo britannico nel 2020. L’azienda londinese è stata acquisita da Eutelsat a luglio.