Spotify e le etichette creano strumenti AI che rispettano gli artisti

Spotify e le etichette creano strumenti AI che rispettano gli artisti

Spotify stringe accordi con Sony, Universal, Warner e Merlin per sviluppare prodotti AI che rispettano il copyright e compensano gli artisti.
Spotify e le etichette creano strumenti AI che rispettano gli artisti
Spotify stringe accordi con Sony, Universal, Warner e Merlin per sviluppare prodotti AI che rispettano il copyright e compensano gli artisti.

Spotify ha annunciato una serie di accordi con le principali etichette discografiche, Sony, Universal, Warner e Merlin, praticamente i quattro cavalieri dell’apocalisse musicale quando si parla di negoziazioni sui diritti, per sviluppare prodotti basati sull’AI responsabili. Ovvero, che rispettino gli artisti, garantiscano compensi equi e non trasformino la musica in una gigantesca lavanderia di contenuti spazzatura.

È un cambio di rotta importante per una piattaforma che recentemente è stata criticata per aver permesso che una band generata dall’intelligenza artificiale diventasse virale sul suo servizio, sollevando lo spettro inquietante di un futuro dove la musica umana viene soppiantata da melodie partorite da algoritmi che non hanno mai sentito il bisogno di sfogarsi scrivendo una canzone triste alle tre del mattino.

I dettagli specifici su come funzioneranno questi nuovi strumenti sono vaghi. Spotify parla di intelligenza artificiale “responsabile” che non solo rispetterà il copyright, ma permetterà anche agli artisti di scegliere se autorizzare l’uso dei loro lavori negli strumenti AI. È un sistema di opt-in, non di opt-out, il che significa che si deve dire “sì” invece di correre dietro all’azienda urlando “no, per favore fermatevi”.

La piattaforma offre già alcune esperienze generative basate sull’AI, come il DJ AI che riproduce selezioni personalizzate di brani, e strumenti che permettono di richiedere playlist usando comandi testuali tipo “musica per piangere sotto la doccia” o “musica per fare jogging”.

Il mese scorso Spotify ha rinnovato la sua politica sull’intelligenza artificiale per ridurre lo spam, concentrandosi in particolare sugli utenti che caricano contenuti generati dall’AI su larga scala, creano duplicati e manipolano i sistemi di ricerca e raccomandazione.

Spotify ha anche adottato il sistema di etichettatura musicale DDEX per indicare quando l’intelligenza artificiale è stata usata come parte del processo di creazione. In questo modo che gli ascoltatori sanno se stanno ascoltando qualcosa nato da un’anima tormentata o da una rete neurale ben addestrata.

Gli artisti al centro (almeno sulla carta)

Le prossime funzionalità GenAI seguono questa promessa di mettere gli artisti al centro dell’esperienza. Il sistema permetterà agli artisti di identificare quando la loro musica viene usata in brani generati dall’AI e di ricevere un compenso.

Spotify sottolinea che il sistema si espanderà oltre gli artisti per includere altri titolari di diritti e distributori nel corso del tempo. È una dichiarazione di intenti che suona bene, anche se resta da vedere come funzionerà nella pratica quando ci saranno milioni di tracce, miliardi di combinazioni possibili e avvocati specializzati in copyright che si fregano le mani all’idea di tutto quel lavoro in arrivo.

E il copyright?

Alcune voci nel settore tecnologico ritengono che il copyright dovrebbe essere abolito. Noi non siamo d’accordo, ha dichiarato Spotify nel suo annuncio, con un tono che sembra quasi difensivo. I diritti dei musicisti sono importanti. Il copyright è essenziale.

L’azienda continua: Se l’industria musicale non assume un ruolo guida in questo momento, l’innovazione basata sull’intelligenza artificiale avverrà altrove, senza diritti, consenso o compenso. È una minaccia velata travestita da appello alla collaborazione.

Il laboratorio dove nasce il futuro (forse)

Spotify ha annunciato la creazione di un laboratorio di ricerca sull’AI generativa e di un team di prodotto dedicato allo sviluppo di nuove tecnologie che riflettano i suoi principi. Il principio fondamentale è che gli artisti dovrebbero poter scegliere se e come partecipare all’ecosistema musicale basato sull’AI. L’azienda afferma che il lavoro sui primi prodotti è già iniziato e che altri strumenti sono in arrivo.

La collaborazione tra Spotify e le major dell’industria musicale potrebbe segnare un punto di svolta nel modo in cui l’intelligenza artificiale viene integrata nella creazione musicale. Oppure potrebbe essere l’ennesimo accordo di facciata dove tutti dicono le cose giuste ma poi la pratica diverge dalle belle parole. Solo il tempo ce lo dirà.

Fonte: Spotify
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Pubblicato il
17 ott 2025
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