La band AI che ha fregato i fan su Spotify: The Velvet Sundown

La band AI che ha fregato i fan su Spotify: The Velvet Sundown

La band The Velvet Sundown, presente su Spotify, sembra essere stata creata con l’intelligenza artificiale. Gli utenti si sentono ingannati.
La band AI che ha fregato i fan su Spotify: The Velvet Sundown
La band The Velvet Sundown, presente su Spotify, sembra essere stata creata con l’intelligenza artificiale. Gli utenti si sentono ingannati.

Mezzo milione di persone sta ascoltando una nuova band su Spotify. C’è solo un piccolo problema: The Velvet Sundown probabilmente non esiste. I musicisti sono fantasmi, le foto sono false e le canzoni potrebbero essere generate dall’intelligenza artificiale.

La band AI che sta ingannando i fan su Spotify, il caso dei The Velvet Sundown

The Velvet Sundown è il fenomeno musicale del momento. Oltre 470.000 ascoltatori mensili su Spotify, status di “Verified Artist“, e canzoni come “Dust on the Wind” e “End the Pain” che stanno scalando le classifiche. Il loro sound è un mix perfetto tra Eagles, JJ Cale e Allman Brothers. Musica che ti entra in testa, ti rilassa e ti fa sentire bene. Il tipo di rock mellow che funziona sempre.

Ma c’è un dettaglio inquietante. Nessuno riesce a trovare traccia di questi musicisti nella vita reale. Zero interviste, zero concerti, zero tracce della loro esistenza. Secondo la bio ufficiale, la band è composta da Gabe Farrow (voce e mellotron); Lennie West (chitarra); Milo Raines (sintetizzatori) e Orion “Rio” Del Mar (percussioni).

Nomi perfetti, ruoli chiari. Peccato che sembrano usciti da un generatore di nomi casuali. I giornalisti musicali di tutto il mondo hanno scavato alla ricerca di questi artisti. Risultato? Zero assoluto. Nessuna traccia precedente, nessun background musicale, nessuna vita al di fuori di Spotify. È come se fossero materializzati dal nulla nel 2025 con la missione di conquistare le playlist mondiali.

Gli indizi che svelano l’inganno

Le prove che The Velvet Sundown sia una creazione AI sono ovunque, basta sapere dove guardare:

  • Le foto che non convincono: Le immagini della band su Instagram sembrano uscite da un generatore AI. Volti troppo perfetti, espressioni innaturali, quella qualità plastificata tipica dell’intelligenza artificiale.
  • Le copertine sospette: I due album hanno copertine molto simili tra loro, come se fossero state generate dalla stessa intelligenza artificiale con piccole variazioni. Entrambe mostrano un occhio che fluttua, una scala nel deserto e montagne sullo sfondo. È esattamente quello che succede quando si chiede all’AI di creare diverse versioni della stessa immagine.
  • La voce che cambia: Il cantante suona leggermente diverso in ogni brano. Non è evoluzione artistica, è inconsistenza algoritmica.
  • La bio che dice tutto e niente: La descrizione ufficiale della band è piena di frasi che suonano belle ma non dicono nulla di concreto, come: “C’è qualcosa di affascinante nei Velvet Sundown. Non li ascolti semplicemente, ci vai dentro“. Frasi vuote che suonano come marketing generato da ChatGPT.

L’industria musicale che tradisce i veri artisti (e i fan)

Dal 2024, Spotify ha smesso di pagare tutte le canzoni che non raggiungono 1.000 ascolti annui. Stiamo parlando dell’86% della musica sulla piattaforma. Quindi, i musicisti veri faticano a guadagnare cifre decenti, mentre una presunta band AI accumula centinaia di migliaia di stream senza dichiarare di esserlo.

Ma anche i fan si sentono traditi, e qualcuno arriva persino a dire di voler cancellare Spotify. Altri paragonano la situazione al caso Milli Vanilli, un duo pop tedesco che negli anni ’80-’90 diventò famoso in tutto il mondo. Poi venne fuori che non avevano mai cantato nemmeno una nota delle loro canzoni. Le voci erano di altri cantanti, e loro facevano solo il playback nei video e concerti. Quando la verità venne a galla, furono costretti a restituire il Grammy vinto, la loro carriera finì immediatamente. Ma c’è anche a chi non importa, e trova comunque le canzoni ottime.

Intanto Spotify tace

TechRadar ha contattato Spotify per chiedere come The Velvet Sundown abbia ottenuto lo status verificato e se l’azienda considera la band reale nonostante le evidenze dicano il contrario. Per il momento, silenzio totale.

Forse Spotify sa perfettamente cosa sta succedendo ma preferisce non pronunciarsi, o sta valutando la situazione senza sapere come gestirla. The Velvet Sundown potrebbe essere solo l’inizio. Con strumenti come Suno AI che permettono di creare musica professionale in pochi minuti, il confine tra reale e artificiale si sta dissolvendo.

E il rock mellow è perfetto per l’AI. È musica “sicura”. Non troppo sperimentale, non troppo distintiva. Il tipo di sound che funziona come sottofondo. Perfetto per accumulate stream passivi. L’AI eccelle nel creare contenuti piacevoli al primo ascolto, ma che non ti cambiano la vita.

Se i The Velvet Sundown fossero reali, la domanda sorgerebbe spontanea: quando li vedremo dal vivo? La risposta più probabile è “mai”. Ed è lì che crollerà tutto il castello. Una band con mezzo milione di fan che non fa concerti è come un attore che non recita mai.

Ma esiste una possibilità alternativa: potrebbero essere musicisti veri che hanno orchestrato tutto come una campagna di marketing. Creare mistero facendosi passare per AI per generare buzz. Se fosse così, sarebbe geniale. Ma tutti gli indizi portano altrove…

Cosa significa per il futuro della musica

Siamo di fronte a un punto di svolta storico. Se una band generata dall’intelligenza artificiale può accumulare centinaia di migliaia di fan senza dichiararsi tale, cosa impedirà a migliaia di altri “artisti” AI di invadere le piattaforme?

Fonte: TechRadar
Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
1 lug 2025
Link copiato negli appunti