Il caso Colonial Pipeline ha scosso gli Stati Uniti e fornito a Washington un motivo in più per affrontare la questione ransomware di petto, attuando le contromisure necessarie e facendo ricorso alle risorse utili per arginare un pericoloso fenomeno dilagante.
Gli USA contro i ransomware: task force e tanti dollari
La Casa Bianca ha costituito una task force e previsto riconoscimenti economici fino a 10 milioni di dollari (parte del programma Rewards for Justice) per coloro che metteranno a disposizione informazioni fondate utili a identificare chiunque riconducibile ad azioni malevole provenienti da altri paesi e coinvolto in attacchi rivolti alle infrastrutture critiche USA.
Ancora, il Dipartimento del Tesoro ha annunciato la volontà di collaborare con banche e società attive nel territorio finanziario (con tutta probabilità anche gli exchange) per evitare il riciclaggio del denaro incassato dai criminali sotto forma di criptovalute.
Online poi il sito Stop Ransomware collegato a CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency) che raccoglie informazioni utili per meglio comprendere la minaccia, evoluta in modo significativo nel corso dell’ultimo biennio, complice anche le dinamiche innescate dall’adozione su larga scala dello smart working che ha introdotto nuovi punti deboli nelle infrastrutture informatiche delle società.
La piaga non interessa certo solo gli Stati Uniti: nei giorni scorsi abbiamo riportato su queste pagine la notizia di un attacco messo a segno in Iran che ha causato confusione e disservizi sulla rete ferroviaria nazionale. Rimandiamo al nostro approfondimento dedicato per conoscere le forme più diffuse e per i consigli su come proteggersi.