Il Superbonus 110% doveva essere morto e sepolto. Invece è appena risorto, ma solo per alcuni fortunati. Il governo ha deciso di regalare due anni in più di agevolazioni alle zone colpite dai terremoti del 2009 e 2016. Mentre il resto d’Italia piange la fine degli incentivi, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria hanno una seconda possibilità per ricostruire.
Il Superbonus 110%, ecco dove torna
Quando sembrava che il Superbonus fosse oramai sulla strada del tramonto, ecco il colpo di scena. Il decreto-legge appena approvato estende la misura fino al 31 dicembre 2026, ma solo per gli edifici nelle zone terremotate. Per la precisione, gli immobili che rientrano nei piani di ricostruzione pubblica e privata di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Parliamo di oltre 50.000 edifici che potranno ancora accedere alla detrazione del 110%.
L’obiettivo non è solo rimettere in piedi le case, ma farlo meglio di prima: più sicure contro i terremoti e più efficienti dal punto di vista energetico. Il problema è che tra carte, permessi e intoppi vari, molti cantieri sono rimasti fermi. Per questo serviva più tempo per trasformare davvero gli incentivi in mattoni e cemento.
Verso la transizione energetica
Dietro la proroga inoltre, si nasconde un’operazione più ambiziosa: trasformare la ricostruzione in laboratorio di transizione energetica. Non si tratta solo di rifare i tetti. Si tratta di:
- Installare pannelli solari ovunque possibile;
- Sostituire caldaie vecchie con sistemi a pompa di calore;
- Isolare termicamente ogni superficie;
- Creare edifici antisismici e a zero emissioni.
Il risultato? Bollette ridotte fino al 70% e case che valgono il doppio. Un modo concreto per ripartire dopo anni difficili. È il più grande piano di riqualificazione energetica mai visto in Italia. Concentrato in quattro regioni.
Ma c’è un problema. I prezzi dei materiali sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. E trovare operai specializzati è diventato sempre più difficile. Ora inizia una nuova corsa contro il tempo. Due anni sembrano tanti, ma nel mondo dell’edilizia italiana sono un battito di ciglia. Tra progettazione, autorizzazioni, gare d’appalto e lavori veri e propri, il 2026 arriverà prima del previsto.
Case antisismiche e green
Per le zone colpite dai terremoti, e per le aziende edili locali, è sicuramente una boccata d’ossigeno. Ma c’è un aspetto più ampio da considerare. L’Italia ha un problema che non può più ignorare. Le nostre case sono troppo vecchie e fragili, sia contro i terremoti che contro il cambiamento climatico. L’idea è semplice: invece di ricostruire come prima, facciamolo meglio. Case più sicure, più efficienti e più rispettose dell’ambiente.