Tim Bray e la Mela avvelenata

Tim Bray e la Mela avvelenata

L'ex-dipendente di Sun, noto anche per aver contribuito alla nascina di XML, si unirà alla squadra di Android. Con l'obiettivo di imporre la filosofia open in contrapposizione al reame di Cupertino
L'ex-dipendente di Sun, noto anche per aver contribuito alla nascina di XML, si unirà alla squadra di Android. Con l'obiettivo di imporre la filosofia open in contrapposizione al reame di Cupertino

C’è un particolare intervento apparso sul blog ufficiale di Tim Bray, noto al mondo dell’IT innanzitutto per essere stato uno degli inventori del linguaggio XML. Si intitola now a no-evil zone , scritto di prima mano da quello che è anche riconosciuto come influente blogger ed ex-dipendente di Sun Microsystems. Tim Bray si unirà alla squadra di Android e per uno scopo molto preciso: dimostrare al mondo quanto sia sbagliato l’operato di Apple.

Sarebbe una questione squisitamente filosofica. “Il vero motivo per cui sono arrivato a Google – ha spiegato Bray – è certamente Android”. E Bray si è chiesto (da solo) il perché. Innanzitutto, perché è ” developer-friendly . Le barriere all’entrata sono molto basse, per gli svariati milioni di persone sul pianeta che trovano comodo il linguaggio di programmazione Java”.

Poi, perché chiunque può costruire l’hardware preferito sulla base del software Android, senza dover richiedere alcuna autorizzazione. “Chiunque – ha continuato Bray nel suo post – può vendere qualsiasi programma sviluppato attraverso l’ Android Market . Senza richiedere alcuna autorizzazione”. E poi, per Bray, uno degli elementi fondamentali legati al software androide è la sua natura a codice aperto .

Ma c’è una motivazione finale dietro al trasferimento di Tim Bray a Google. “Mi piacerà entrare in diretta competizione con Apple”. Secondo il blogger statunitense , la visione di iPhone del futuro dell’Internet mobile farà a meno di certe tematiche controverse come ad esempio il sesso. Ma anche di principi più universali come quello della libertà degli utenti .

“Questa visione – ha spiegato Bray – include limitazioni molto serrate su ciò che potrà essere detto e ciò che potrà essere conosciuto”. E qui Bray ci è andato giù non troppo leggero: Apple avrebbe messo su uno sterile walled garden in stile Disney , protetto ai suoi confrini da una truppa di avvocati dai denti molto affilati. “Le persone che creano le applicazioni sono soggette alla volontà di un padrone, temendo le sue ire”.

Tim Bray ha così espresso il suo odio nei confronti di tale visione. Nonostante una confessione: “hardware e software legati a iPhone sono grandi”. Ma si tratterebbe di una questione etica, dal momento che a Cupertino se ne infischierebbero di libertà di sviluppo e apertura dei contenuti. Il nuovo lavoro a Google servirà allora a Bray per lottare contro la Mela, in questo caso molto simile a quella di Biancaneve.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
16 mar 2010
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