Tutto ok se il capo guarda l'email?

Tutto ok se il capo guarda l'email?

Lo pensano molti dei dipendenti interrogati sull'argomento in Australia. Ma la questione riguarda mezzo mondo. Anche in Italia molte le imprese con una policy anti-abuso
Lo pensano molti dei dipendenti interrogati sull'argomento in Australia. Ma la questione riguarda mezzo mondo. Anche in Italia molte le imprese con una policy anti-abuso


Roma – Si affermano le nuove tecnologie nelle imprese e l’email, strumento di lavoro sempre più indispensabile per i dipendenti, finisce sempre più spesso sotto l’occhio del capo, desideroso di accertarsi che non venga utilizzata in modo improprio o a fini non professionali. Ma, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non tutti i lavoratori storcono il naso.

Questo almeno è quello che riferisce un sondaggio condotto su un certo numero di aziende australiane dalla società di recruiting online Telnet2 . Stando ai numeri del suo studio, infatti, il 42 per cento dei dipendenti non ha nessuna obiezione al fatto che il management dell’impresa possa dare una sbirciatina a come la posta elettronica o internet più in generale vengano utilizzati.

E ciò accade anche se il 54,2 per cento dei 1.100 intervistati ha dichiarato che utilizza l’indirizzo email di lavoro anche per fini personali . In particolare, questo accade nel settore degli specialisti dell’information technology, l’80 per cento dei quali ha dichiarato di occupare del tempo sul lavoro anche per sbrigare la corrispondenza privata.

Non sorprende, invece, che il 43,2 per cento dei lavoratori si opponga a questo genere di pratiche arrivando persino al risentimento qualora i propri capi vogliano capire come vengono utilizzati dai dipendenti gli strumenti messi loro a disposizione.

Di interesse anche il fatto che la riservatezza della corrispondenza è sentita più dalle donne che dagli uomini. “Gli intervistati di sesso femminile – spiegano i responsabili dello studio – sembrano assai più riservati dei colleghi uomini”. Se il 40 per cento delle donne ritiene di poter “sopportare” che i propri capi sorveglino la situazione, il 63 per cento degli uomini ha dichiarato di “non avere nulla da nascondere”.

Sono molte anche in Italia le imprese che hanno varato delle politiche operative che impongono ai dipendenti di non abusare dei mezzi messi loro a disposizione e, in alcuni casi, di essere disponibili ad una qualche forma di monitoraggio. Come ben specificato dal Garante per la privacy , questo genere di azione può essere messo in atto dalle imprese soltanto dopo aver informato dettagliatamente ed estensivamente i lavoratori sulle policy interne.

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Pubblicato il
17 feb 2004
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