Twitter, cambiamenti per forza

Twitter, cambiamenti per forza

Cambiano le API e le regole per aver accesso al flusso di cinguettii. Con molte limitazioni per chi tenta di sviluppare clienti alternativi. L'esperienza completa è solo originale?
Cambiano le API e le regole per aver accesso al flusso di cinguettii. Con molte limitazioni per chi tenta di sviluppare clienti alternativi. L'esperienza completa è solo originale?

Twitter ha annunciato l’introduzione nelle prossime settimane di nuove linee guida per quanto riguarda l’utilizzo delle sue API da parte degli sviluppatori terzi: regole più strette che sembrano voler recintare un po’ di più l’ecosistema del tecnofringuello.

La versione 1.1 delle API di Twitter, infatti, prevede degli obblighi ben precisi da parte degli sviluppatori terzi e limiti nell’accesso ai dati: in particolare rende necessario l’ottenimento di autenticazioni nel corso dello sviluppo e dell’accesso ai dati pubblici via API. Inoltre, ci saranno limiti piuttosto precisi sulla quantità dei dati che potranno essere scambiati attraverso i client non ufficiali: solo in precise circostanze Twitter potrebbe decidere di “allargare i cordoni” per far passare più dati, ma in linea di massima ci saranno delle limitazioni per chi decidesse di affidarsi ad app e software di terze parti.

Per vigilare, dunque, sull’impiego delle sue risorse, sul tipo di servizi offerti e sull’eventuale sfruttamento malevolo, con le nuove linee guida Twitter richiede specifiche autorizzazioni: in particolare nel momento in cui un’applicazione intendeva avere accesso alle informazioni pubbliche contenute sulla piattaforma di microblogging passando attraverso le sue API deve adesso autenticarsi. In precedenza, invece, poteva farlo liberamente.

Per quanto riguarda le offerte degli sviluppatori terzi accettati dalle nuove linee guida, Twitter ha predisposto uno schema (figura sottostante) nel quale ha suddiviso le possibili varianti tra servizi per azienda, per consumatori e tra strumenti di analisi e per la fruizione dei suoi servizi: a non piacere al tecnofringuello sono, come già affermato in passato, quei servizi che limitano o riproducono il suo flusso di tweet e in particolare quei client che riproducono l’intera esperienza e dunque tutti quelli che rientrano nel quadrante in alto a destra dello schema.

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Quello che cerca di fare Twitter, d’altronde, è tenere per sé i suoi dati e la sua piattaforma, in modo tale da controllare pienamente l’esperienza offerta agli utenti e cercare di remunerare il successo di pubblico, in particolare aumentando le occasioni per veicolare l’advertising. Preferibilmente all’interno del proprio sito o dei propri client.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
17 ago 2012
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