U-Mask, caso chiuso con sanzione da 450 mila euro

U-Mask, caso chiuso con sanzione da 450 mila euro

Il caso U-Mask si chiude nel peggiore dei modi, confermando i sospetti iniziali e affondando un progetto diventato centrale nei mesi caldi della pandemia.
U-Mask, caso chiuso con sanzione da 450 mila euro
Il caso U-Mask si chiude nel peggiore dei modi, confermando i sospetti iniziali e affondando un progetto diventato centrale nei mesi caldi della pandemia.

La vicenda U-Mask si chiude con una sanzione. Il caso ha raccolto grandissima eco poiché deflagrata in un momento cruciale della pandemia: erano mesi di grande  paura generale, U-Mask aveva costruito il proprio brand attorno al design e all’efficacia protettiva dei suoi dispositivi, ma i test che ne mettevano in dubbio la protezione caddero come macigni sia sul progetto, sia sulla fiducia che i clienti riponevano in questi strumenti.

U-Mask, le motivazioni della sanzione

Mascherine note, usate da personaggi noti, diffuse in ambienti importanti, iconiche e teoricamente valide contro i pericoli di una infezione che diventava galoppante. Le indagini ministeriali fermarono però la corsa del brand e oggi si giunge a sentenza:

Per oltre un anno […] hanno promosso su internet le mascherine chirurgiche biotech “U-Mask” […], registrate come dispositivi medici, equiparandole indebitamente a facciali filtranti di efficacia protettiva superiore, quali i dispositivi di protezione individuale di classe FFP3, ed attribuendo loro qualità ulteriori, ad esempio proprietà virucide e una durata di 200 ore, certificate sulla base di test svolti in autonomia.

Inoltre, fino  a fine febbraio 2021, le condizioni generali di contratto erano disponibili solo in lingua inglese e veniva vantata un’inesistente approvazione della mascherina da parte del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità.

Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, si tratta di una pratica posta in essere con modalità ingannevoli e aggressive, in quanto suscettibili, da un lato, di ingannare i consumatori sull’effettiva capacità protettiva della mascherina, mettendo in pericolo la loro salute e, dall’altro, di far leva sulla situazione di emergenza sanitaria per indurre indebitamente questi ultimi all’acquisto del prodotto[…].

Sempre sino alla fine dello scorso febbraio, le due società non rispettavano la disciplina in tema di informazioni precontrattuali per il consumatore nei contratti a distanza, non fornendo le previste indicazioni in merito alle modalità di esercizio del diritto di recesso del consumatore,[…].

Accuse gravi, insomma, che valgono 400 mila euro per pratica commerciale scorretta e 50 mila euro per condotte illecite inerenti ai diritti dei consumatori nei contratti. Il testo del provvedimento è qui.

U-Earth contesta la sanzione

Con questa comunicazione ufficiale il team U-Mask ha contestato le conclusioni a cui è giunta l’indagine:

U-Earth non ha mai commercializzato mascherine dannose per la salute né ha mai ingannato, né inteso ingannare i consumatori. Anche per questi motivi, la Società contesterà le conclusioni raggiunte dall’Antitrust con il provvedimento odierno circa la comunicazione asseritamente ingannevole ai consumatori delle attività di promozione e vendita della U-Mask, e presenterà ricorso al TAR del Lazio per il suo annullamento, certa della correttezza del proprio operato e della piena conformità delle mascherine alla normativa di settore. Il TAR del Lazio, peraltro, si è espresso già a favore della Società, annullando il provvedimento del Ministero della Salute di ritiro dal mercato della mascherina.

Inoltre, quanto alla comparazione della U-Mask con le mascherine di tipo FFP2 e FFP3, si sottolinea che l’azienda non ha mai affermato che la mascherina avesse le stesse caratteristiche delle mascherine di tipo FFP2 o FFP3; anzi, ha sempre espressamente chiarito come la mascherina fosse registrata come semplice Dispositivo Medico di Classe 1 e non come DPI. La società ha soltanto inteso illustrare la migliore efficacia della U-Mask rispetto alle normali mascherine chirurgiche e le ulteriori specificità che ne caratterizzano le capacità di filtrazione e anti-proliferazione assente nei DPI usa e getta.

Inoltre, le qualità protettive della mascherina sono state oggetto di molteplici e comprovati test, svolti da autorevoli laboratori e soggetti certificatori terzi. In particolare, con riferimento alla contestata efficacia protettiva fino a 200 ore della mascherina, le performance della stessa sono state certificate da indagini specifiche svolte sempre da laboratori terzi e autorevoli come il Laboratorio Sana e il Laboratorio Microbe Investigations AG di Zurigo, specializzati in analisi su materiali antivirali.

In merito all’asserita inesistente approvazione da parte del Ministero della Salute, si sottolinea che la U-Mask è stata sempre regolarmente registrata.

Fonte: AGCM
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Pubblicato il
22 ott 2021
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