UK, un documento in cambio di dati sensibili

UK, un documento in cambio di dati sensibili

Per ottenere un passaporto bisognerà parlare anche dei conti bancari, della propria formazione e della propria famiglia
Per ottenere un passaporto bisognerà parlare anche dei conti bancari, della propria formazione e della propria famiglia

Londra – Rifiutare di dotarsi della famigerata ID card biometrica basterà ai cittadini inglesi per evitare che i propri dati vengano stipati in database statali? Dotarsi del passaporto elettronico piuttosto che della carta d’identità servirà a dribblare le invasioni della privacy? Instilla questo dubbio un utente di Slashdot , facendo riferimento ad un articolo del Daily Mail .

Richiedere la tanto discussa ID card sottoponendosi ad un fuoco di fila di domande è una procedura non obbligatoria nel Regno Unito. Per varcare i confini nazionali è sufficiente dotarsi del passaporto, per fare richiesta del quale, fino ad ora, non era necessario rivelare informazioni personali eccessivamente dettagliate. Ma una sessione pubblica di web chat con James Hall, a capo dell’ Identity and Passport Service , sembra dimostrare il contrario: pare che i cittadini inglesi siano costretti, per ottenere qualsivoglia documento, a concedere allo stato di intrufolarsi nella propria vita privata .

Dal 26 marzo, infatti, riporta BBC , diverranno operativi i centri istituiti dall’ Identity and Passport Service . Chi volesse dotarsi di un passaporto, invece che della ID card , sarà costretto a recarsi presso uno di questi centri (o collegarsi ad essi via webcam) per sottoporsi ad un colloquio informativo riguardo ai propri conti bancari, ai percorsi educativi, alla famiglia. Per lo Stato, ottenere queste informazioni potrebbe significare una riduzione delle frodi e dei furti di identità, reati che costano al Regno Unito due miliardi e mezzo di euro l’anno. Per i cittadini, ciò significa essere messi di fronte ad una sola scelta: sacrificare la propria privacy per ottenere un documento, passaporto o ID card che sia, o rinunciare a oltrepassare i confini statali.

Lo aveva già previsto The Register , nel corso del 2005. Lo ribadisce al Daily Mail Phil Booth, dell’associazione No2ID , che si schiera contro le ID card : “L’idea che lo schema di adozione della carta d’identità sia volontario e che le persone la possano rifiutare non è altro che una presa in giro”. Richiedere un passaporto comporta le stesse procedure e la stessa invasione della privacy previste per ottenere una ID card . La soluzione proposta da Booth? Aderire alla campagna Renew For Freedom lanciata da No2ID e richiedere un passaporto entro il 27 marzo, data entro la quale sarà possibile ottenere il documento senza rilasciare informazioni.

I cinque milioni di cittadini inglesi contrari all’ ID card non sono contrari al documento in sé, ma all’invasione della privacy che l’ ID card implica. Il cittadino britannico è libero di non dotarsi della ID card , ma non è libero di conservare per sé i propri dati. I dati personali richiesti per ottenere un passaporto, chiosa infatti Daily Mail , finiranno per convergere nello stesso database nel quale confluiscono i dati personali di coloro che hanno richiesto l’ ID card . Un database che non sarà solo a disposizione delle istituzioni per combattere il crimine, osservava The Guardian nel mese di gennaio, ma potrà aprirsi al confronto con i dati raccolti dagli enti privati, in nome della battaglia contro le frodi. Una prospettiva che sembra preludere ad una sorveglianza estensiva, da parte di datori di lavoro ed istituzioni private.

Un’ulteriore preoccupazione sembra affliggere i sudditi della Corona britannica. Coloro che optassero per l’adozione dell’ ePassport , magari sottoponendosi ad uno spiacevole “interrogatorio”, potrebbero correre il rischio di vedersi rubare l’identità.

Se già lo scorso anno si parlava di vulnerabilità di questi documenti, ora sembra ufficiale: l’ ePassport inglese, riporta sempre Daily Mail , è clonabile con relativa semplicità, al pari di quello americano. Lo ha dimostrato Adam Laurie, esperto di sicurezza: crackare il tag RFID di un ePassport ha richiesto solo 40mila tentativi. La chiave per accedere ai dati è prevedibile, essendo calcolata con un algoritmo sulla base dei dati personali del portatore del documento. Checché ne dica il governo di Londra, secondo cui, invece, “questo ePassport non potrebbe essere più sicuro, rispetta le specifiche previste dall’International Civil Aviation Organization ( ICAO ), e servirà a far desistere truffatori e ladri di identità”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
12 mar 2007
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