Una lumaca-robot nell'intestino

Una lumaca-robot nell'intestino

Una ricercatrice olandese sta lavorando ad un prototipo di robot che si muove come una lumaca, scivolando sopra materiali viscidi. Servirà come alternativa alle fastidiose colonscopie tradizionali
Una ricercatrice olandese sta lavorando ad un prototipo di robot che si muove come una lumaca, scivolando sopra materiali viscidi. Servirà come alternativa alle fastidiose colonscopie tradizionali

Delft (Olanda) – Molti prototipi di robot per l’ esplorazione del corpo umano utilizzano microarti o minuscole ruote per muoversi all’interno dell’organismo ospite. Dimitra Dodou, una ricercatrice olandese, ha pensato invece di realizzarne uno che simula il movimento di una lumaca , scivolando sopra i tessuti organici di consistenza viscosa.

Il robottino, equipaggiato con microcamere e sensori biomedici di vario tipo, potrà essere utilizzato per eseguire colonscopie in maniera pressoché indolore. “Gli arti utilizzati da molti altri robot impiegati nei rilevamenti biomedici”, ha detto Dodou in un’intervista al New Scientist , “spesso devono aggrapparsi ai tessuti, col rischio di danneggiarli ed esercitare pressioni dolorose”.

L’insolita lumaca elettronica, infatti, è rivestita da una sorta di guaina polimerica per scivolare lentamente sopra i tessuti dell’intestino. La struttura del robot, composta da più sezioni a forma di anello, permette un movimento graduale ed estremamente simile a quello di una vera lumaca: la sezione di testa si protende in avanti, per poi essere seguita dalle altre.

Ciascun “passetto” eseguito dal robot prevede il rilascio di una sostanza a base d’acqua per rendere più scivoloso i punti d’appoggio utilizzati di volta in volta. Per il momento le sperimentazioni sono state condotte su animali di laboratorio e su intestini di maiale. Il metodo, secondo Dodou, sembra funzionare a meraviglia.

Tuttavia, secondo alcuni esperti, il sistema dovrà essere sperimentato ancora a lungo prima di trovare una reale applicazione diagnostica. Il problema è sempre il solito che affligge tutte le tipologie di “robot intestinali”: come ha spiegato Andrew Gardner, dell’Università di Londra, “se qualcosa va storto potrebbe essere davvero difficile farlo uscire”.

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Pubblicato il
26 set 2006
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