Prima di entrare negli Stati Uniti, potrebbe essere necessario rendere disponibile per un controllo la propria attività social degli ultimi 5 anni. È quanto pubblicato sul Federal Register. Non si tratta di una norma operativa, al momento, ma di una proposta per la quale saranno raccolti pareri durante i prossimi due mesi, per poi decidere se proseguire con l’iter o meno.
Controlli sui social per l’ingresso negli USA
Se in vigore, la regola interesserà anche i viaggiatori provenienti dall’Italia oltre a Regno Unito e altre decine di paesi, durante la richiesta dell’autorizzazione all’ingresso negli USA tramite il sistema ESTA (Electronic System for Travel Authorization).
… il CBP aggiungerà i social media come elemento obbligatorio per la richiesta ESTA. I richiedenti ESTA dovranno fornire i dati relativi ai propri social media degli ultimi 5 anni.
Non è chiaro quali saranno i criteri di valutazione eventualmente applicati durante il controllo? Il permesso sarà negato in caso di post contenenti opinioni personali schierate politicamente? Se verrà rilevata l’adesione o la vicinanza a movimenti ritenuti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale? Inoltre, se non si è iscritti ad alcun social network (rimane pur sempre un diritto) si finirà per destare sospetti?
Il via libera all’ingresso negli USA attraverso il sistema ESTA non va confuso con un visto turistico. A differenziarli sono la procedura della domanda e la durata massima del soggiorno: massimo 90 giorni nel primo caso, fino a 6 mesi nel secondo.
Trump: la sicurezza come mantra
Ricordiamo che per gli Stati Uniti è previsto un afflusso extra di visitatori nel corso del 2026, in quanto paese organizzatore dei mondiali di calcio (insieme a Canada e Messico). Non si è fatto attendere il pronunciato di Donald Trump, sostenitore della misura.
Vogliamo solo che la gente venga qui, in sicurezza. Vogliamo sicurezza. Vogliamo protezione. Vogliamo assicurarci di non far entrare nel nostro paese le persone sbagliate.