USA, governo contro il DNA brevettato

USA, governo contro il DNA brevettato

Storica presa di posizione delle autorità statunitensi in merito alle patenti sul materiale genetico umano: appiccicare il copyright alla natura non ha senso. L'industria rumoreggia
Storica presa di posizione delle autorità statunitensi in merito alle patenti sul materiale genetico umano: appiccicare il copyright alla natura non ha senso. L'industria rumoreggia

La brevettabilità del materiale genetico negli States potrebbe avere le ore contate: in un amicus brief consegnato alla Corte di Appello in merito alla causa legale contro Ufficio Brevetti (USPTO) e Myriad Genetics , il Dipartimento di Giustizia (DOJ) si raccomanda di non considerare valide le pretese di copyright appioppate al materiale genetico presente negli esseri viventi .

Il DOJ fa dunque propria parte della sentenza di primo grado emessa da una corte di New York, che aveva già classificato come non validi i brevetti assegnati dall’USPTO a Myriad Genetics sullo sfruttamento esclusivo dei geni BRCA1 e BRCA2 (precursori del cancro al seno e alle ovaie nelle donne) e relative attività medico-scientifiche come la diagnosi e la ricerca.

“Il DNA genomico che è stato semplicemente isolato dal corpo umano senza alcuna alterazione o manipolazione successiva – recita il brief del DOJ – non è soggetto a brevettabilità”. “La struttura chimica dei geni umani è un prodotto della natura – continua il documento – ed è un prodotto altrettanto naturale quando la struttura viene isolata dal suo ambiente naturale nella stessa misura in cui il carbone viene estratto dalla terra”.

Il DOJ esprime una posizione che va contro decadi di prassi nella corsa alla brevettabilità del materiale genetico a cui hanno partecipato sia l’USPTO che le stesse agenzie governative, ed è una posizione solo parzialmente mitigata dal fatto che il Dipartimento concede la possibile brevettabilità di “alterazioni o manipolazioni successive” del materiale naturale .

Visto il notevole cambio di rotta, è facile immaginare il tono apocalittico della risposta delle lobby dell’industria del biotech: se l’USPTO decidesse di adottare nella prassi la posizione del DOJ, avverte con tono greve il presidente e CEO della Biotechnology Industry Organization Jim Greenwood, tale scelta “indebolirebbe la leadership globale degli USA e gli investimenti nelle scienze della vita, danneggerebbe la crescita economica degli USA e la competitività nazionale ed estera, e sarebbe controproducente per le iniziative della stessa amministrazione nella lotta al cancro, nello sviluppo di fonti di energia rinnovabili”.

Altri non sono così convinti dei possibili effetti “devastanti” della nuova posizione del DOJ: Robert Cook-Deegan, esperto di genetica e brevetti in forze alla prestigiosa Duke University , dice che “per la maggior parte delle aziende, persino nel biotech, implementare la posizione del DOJ avrebbe un’importanza davvero minore”. Tanto più che le aziende più recenti sono favorevoli alla minore “tutela legale” del materiale genetico perché le tecnologie su cui impegnano i propri sforzi di ricerca prevedono l’impiego contemporaneo di migliaia di geni diversi .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 2 nov 2010
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