USA, la cyberzarina contro i sudditi del P2P

USA, la cyberzarina contro i sudditi del P2P

Pubblicato un piano strategico per la lotta allo sharing. Ma si è parlato di fair use. Dubbi invece sulla possibile applicazione delle disconnessioni. Il governo potrebbe non collaborare con telco come AT&T
Pubblicato un piano strategico per la lotta allo sharing. Ma si è parlato di fair use. Dubbi invece sulla possibile applicazione delle disconnessioni. Il governo potrebbe non collaborare con telco come AT&T

Un piano strategico comune , un corposo documento di oltre 60 pagine, recentemente pubblicato sul sito della Casa Bianca. A lungo atteso, è il piano con cui la cyberzarina del copyright voluta dal Presidente Barack Obama, Victoria A. Espinel, provvederà a rinforzare la tutela della proprietà intellettuale in terra statunitense.

Un documento partito da alcuni punti fermi, e scagliato contro chi diffonde online contenuti illeciti. “Oggi – si può leggere nel testo – la Rete permette ad una persona che registra illegalmente un film all’interno di un cinema di Mosca di distribuirne una copia in giro per il mondo, semplicemente con un clic”.

Questi ladri di contenuti – secondo il rapporto di Espinel – imporrebbero agli Stati Uniti dei costi significativi. Dal momento che porterebbero ad una riduzione degli investimenti nelle tecnologie necessarie ad affrontare le sfide globali. E di furto ha parlato anche il vicepresidente Joe Biden, proprio nel corso della presentazione del documento della cyberzarina .

“La pirateria è furto – ha dichiarato Biden – Chiaro e semplice. È fare irruzione e arraffare, senza alcuna differenza rispetto a quello che potrebbe avvenire con una vetrina di Tiffany’s “. Parole forti, senza dubbio. Che hanno tuttavia trovato un bilanciamento nello stesso piano di Espinel: “L’utilizzo legittimo della proprietà intellettuale può supportare l’innovazione e gli artisti”.

Si è dunque parlato anche di fair use . “La tutela più forte della proprietà intellettuale – si legge nel documento – dovrebbe essere indirizzata verso quelle persone che rubano il lavoro altrui, e non verso coloro che ci costruiscono sopra in maniera appropriata”. Ma le oltre 60 pagine del nuovo Joint Strategic Plan non sono sempre state così dirette.

Soprattutto su tematiche come quella relativa ad una possibile introduzione in terra statunitense della cosiddetta dottrina Sarkozy, o del meccanismo dei three strikes . Sostenuto ad esempio da telco del calibro di AT&T, che vorrebbero tribunali ad hoc per i crimini del P2P. Oltre ad una lista di siti nemici da bloccare.

“L’Amministrazione crede che sia essenziale per il settore privato, inclusi provider, motori di ricerca e proprietari di contenuti, una strategia di collaborazione, in linea con le attuali leggi antitrust – si legge nel documento – nella lotta a quelle attività che abbiano un impatto negativo sull’economia e soprattutto che minaccino il business degli Stati Uniti”.

In pratica, il piano di Espinel prevede che sia lo stesso settore privato a trovare soluzioni pratiche ed efficaci alla piaga delo sharing online. Dal momento che gli agenti federali non faranno altro che continuare a vegliare su altri tipi di casi. C’è quindi chi ha visto in queste parole un messaggio chiaro: il governo non aiuterà telco come AT&T a punire le future mamme Jammie.

Ma quello della cyberzarina appare un documento interpretabile in maniera duplice. “Mentre l’Amministrazione incoraggerà gli sforzi collaborativi interni alla comunità business, allo stesso tempo cercherà soluzioni addizionali ai problemi associati alla pirateria. Investigando in maniera vigorosa nonché lottando contro le attività criminose, lì dove ci sia un mandato”. Parole che per qualcuno rappresenterebbero una spinta verso regimi molto vicini a quello dei tre colpi. È tuttavia vero che Gigi B. Sohn, presidente di Public Knowledge , ha espresso pareri positivi sul documento diramato da Espinel, apprezzandone in particolare l’equilibrio. Gradito in modo particolare, proprio il passaggio sul fair use. Al resto ci penserà il pubblico dibattito.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
23 giu 2010
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