Non tutti i giochi e simulatori saranno ammessi dall’esercito statunitense come strumenti di addestramento: lo stabilisce una direttiva trasmessa con una circolare inviata dal Dipartimento dell’Esercito degli Stati Uniti d’America.
Nella missiva, il generale Robert Cone, capo del United States Army Training and Doctrine Command (TRADOC), vieta a tutte le organizzazioni appartenenti al TRADOC di acquisire o sviluppare giochi, apparecchi, simulatori e strumenti addestramento senza autorizzazione ufficiale . Le motivazioni alla base di tale decisione riguardano la necessità di prevedere l’uso di strumenti che possano essere integrati all’interno di un ambiente di addestramento. Inoltre, sostiene Cone, la divisione non può permettersi di sottrarre denaro da altri programmi di difesa per finanziare i costi connessi alle licenze e all’acquisto dei cosiddetti TADDS: strumenti di addestramento, device, simulatori e simulazioni, giochi.
In sostanza, l’esercito a stelle e strisce ha stabilito che i diversi programmi di addestramento devono procedere di pari passo, in equilibrio rispetto a fondi e obiettivi. Le unità che violeranno l’ordine non potranno più accedere ai finanziamenti per le attività di addestramento attraverso i giochi e saranno dunque costrette a rintracciarli altrove per provvedere allo svolgimento delle operazioni e alla manutenzione della strumentazione, dai giochi di strategia alla realtà aumentata passando per gli sparatutto .
Una notizia che si accompagna alla pubblicazione di uno studio condotto da quattro atenei universitari di Francia, Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti, in base al quale i giocatori che si cimentano con prodotti videoludici che prevedono azioni violente sono caratterizzati da “aspettative ostili” . Uno studio che, tuttavia, si basa sull’osservazione del comportamento del giocatori su un periodo di tempo pari a tre giorni.
Cristina Sciannamblo