USA, le confessioni della talpa di Wikileaks

USA, le confessioni della talpa di Wikileaks

L'ex-militare Bradley Manning ammette di aver fornito le informazioni confidenziali al sito delle soffiate dopo aver provato con i grandi quotidiani statunitensi. Ma senza intenzione di aiutare il nemico
L'ex-militare Bradley Manning ammette di aver fornito le informazioni confidenziali al sito delle soffiate dopo aver provato con i grandi quotidiani statunitensi. Ma senza intenzione di aiutare il nemico

In alta uniforme, l’ex-soldato statunitense Bradley Manning si è presentato al cospetto del giudice militare Denise Lind per leggere un corposo documento a più di tre anni dalla sua reclusione nello spinoso caso Wikileaks. L’ormai famosa talpa del sito delle soffiate ha così ammesso un diretto coinvolgimento nella fuga di materiale confidenziale verso la piattaforma guidata da Julian Assange .

Manning si è dunque dichiarato colpevole per dieci capi d’accusa presentati alla corte marziale, avendo “volontariamente comunicato” i cosiddetti cablo diplomatici sulle guerre in Iraq e Afghanistan. Nella ricostruzione offerta al colonnello Lind, Manning aveva provato a spedire le informazioni riservate alle redazioni di grandi quotidiani nazionali come il Washington Post e il New York Times .

In mancanza di agganci, l’ex-militare si era rivolto a Wikileaks, per la conseguente pubblicazione di informazioni strategiche e filmati – in particolare, quello relativo all’attacco di un elicottero Apache contro civili in Iraq – nei cosiddetti diari della guerra. Manning ha però respinto con fermezza gli altri 12 capi d’accusa, negando di aver trasferito le informazioni confidenziali per aiutare il nemico .

In sostanza , la talpa di Wikileaks non aveva “ragioni per credere che tali informazioni potessero essere sfruttate per colpire gli Stati Uniti a vantaggio di qualsiasi paese estero”. È di gran lunga l’accusa più pesante mossa dai vertici militari all’ex-soldato, che rischierebbe così la pena capitale. Sarà ora lo stesso colonnello Lind – senza una giuria, come chiesto dallo stesso Manning – a stabilire una sentenza nel prossimo giugno.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
1 mar 2013
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