Yahoo!, la riservatezza è opzionale

Yahoo!, la riservatezza è opzionale

Sunnyvale vende allo stato dati dei propri utenti. Ma non vuole che i cittadini della rete conoscano i dettagli di queste operazioni. Mentre offre loro più garanzie nella tutela dei dati venduti all'advertising
Sunnyvale vende allo stato dati dei propri utenti. Ma non vuole che i cittadini della rete conoscano i dettagli di queste operazioni. Mentre offre loro più garanzie nella tutela dei dati venduti all'advertising

In qualità del loro ruolo di intermediari gestiscono il flusso di informazioni che i propri utenti affidano alla Rete, godono di un punto di vista privilegiato sulle abitudini dei netizen: per questo motivo telco e operatori della rete sono snodi fondamentali per le attività di stato e mercato che vogliano sapere di più delle attività dei cittadini. E tutto ciò ha un prezzo.

Che gli operatori telefonici e gli operatori della rete mettessero a disposizione le informazioni che gestiscono dietro corresponsione di un rimborso sembra essere cosa assodata: la data retention costa , costa reperire e scremare le informazioni richieste dalle istituzioni. C’è però chi, come l’attivista Chris Soghoian, si chiede quanto valgano questi dati , quali tariffe gli intermediari impongano alle agenzie investigative che chiedono l’accesso a queste informazioni. Per questo motivo Soghoian aveva chiesto trasparenza sulla base del Freedom Of Information Act . Yahoo! si era opposta alla diffusione del proprio listino prezzi e delle informazioni relative alle pratiche delatorie, così aveva fatto Verizon: avrebbero potuto subire uno shock, sarebbero potuti rimanere disorientati, i cittadini che fossero venuti a conoscenza delle modalità con cui gli operatori e gli intermediari della rete intrecciano scambi di dati e informazioni con le istituzioni.

Ma al rifiuto di collaborare da parte di Yahoo! e Verizon è seguita la diffusione attraverso canali sotterranei dei listini proposti dagli operatori statunitensi, contenuti nelle guide alle policy con cui le aziende dsi confrontano con la Giustizia: affidati a Cryptome , restituiscono un’idea delle tariffe e delle pratiche di comportamento osservate da Verizon e Yahoo! , ma anche da Sprint , da Cox , da Nextel e altri. Gli operatori telefonici snocciolano il prezzario di intercettazioni (3500 dollari per un mese di intercettazioni da parte di Cox) e di tracciamento delle chiamate, del riversamento delle informazioni su un supporto (5 dollari per Verizon e 25 per Cox) e delle ore di consulenza da parte di un tecnico. Yahoo! chiarisce che i propri prezzi sono indicativi: il prezzario indica le tariffe di massima, mentre il conto effettivo che verrà presentato a chi farà richiesta dei dati si baserà sulle ore di lavoro che i tecnici investiranno nel recupero e nell’organizzazione dei dati frugando nei database. Dati che spaziano dall’ intero contenuto di una casella email (tra i 30 e i 40 dollari) alle informazioni relative agli ID di un utente registrato (20 dollari per la prima richiesta, che si dimezzano per la richiesta successiva).

Se gli operatori telefonici chiamati in causa non sembrano avere reagito, poiché questi tariffari non sono affatto segreti , Yahoo! ha mostrato il proprio dissenso rivolgendosi direttamente a Cryptome e invocando la rimozione del documento pubblicato. I rappresentanti di Sunnyvale hanno intimato la cancellazione del materiale chiamando in causa , come accade di frequente , una presunta violazione del diritto d’autore . Cryptome, per tutta risposta, ha reso pubblica la notifica inoltrate da Yahoo! e lo scambio di missive intrattenuto con i legali del portale viola.

La fuga di notizie e i dinieghi di Yahoo! rispetto alla tutela della privacy dei cittadini di fonte alle richieste dello stato avvenivano proprio mentre qualcosa si muoveva a Sunnyvale sul fronte della gestione della privacy nei confronti delle pressioni esercitate dal mercato . I cittadini della rete, con il supporto di Ad Interest Manager , uno strumento messo a disposizione in beta, dovrebbero poter essere consapevoli delle informazioni che Yahoo! fa fruttare nell’ambito del proprio network pubblicitario. Non solo: gli utenti possono scegliere di svincolarsi dal monitoraggio, disattivando il tracciamento messo in atto da Yahoo!. Si tratta di un servizio la cui inaugurazione avviene in un momento che non appare casuale, osservano in molti: la Federal Trade Commission deve ancora valutare l’approvazione dell’ accordo tra Yahoo! e Microsoft , valutazione su cui peseranno le implicazioni sulla privacy nella combinazione delle tecnologie e degli interessi dei due colossi firmatari.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 9 dic 2009
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