Yahoo Mail, accesso vietato agli adblocker

Yahoo Mail, accesso vietato agli adblocker

Il fornitore di servizi di posta elettronica impedisce agli utenti di accedere alla corrispondenza, qualora abbiano un adblocker attivato. Si tratta di un test, per ora
Il fornitore di servizi di posta elettronica impedisce agli utenti di accedere alla corrispondenza, qualora abbiano un adblocker attivato. Si tratta di un test, per ora

Impossibile accedere alla propria email se si sta impiegando un adblocker per contenere la pubblicità più invasiva, o contenere il traffico dati e i tempi di caricamento delle pagine: è un messaggio che ha accolto sulla soglia della casella di posta un numero non precisato di utenti Yahoo, costretti a disabilitare i filtri per consultare la propria corrispondenza.

Yahoo Mail

I primi a segnalare l’ostacolo frapposto da Yahoo Mail sono gli utenti del noto Adblock Plus: sui forum sono numerosi coloro che rilevano il blocco con Chrome e Firefox, e che individuano nella stringa “ADBLK_TRAP”, contenuta nell’URL, la direzione in cui sta muovendo Yahoo. Proprio inserendo nell’URL questa porzione di testo, anche senza alcun adblocker installato, si può riprodurre artificiosamente una situazione che si verifica per il momento solo per un gruppo di utenti.

Mentre gli utenti si ingegnano per esercitare quella che numerosi tribunali hanno riconosciuto come la libertà di scegliere di quali contenuti fruire, suggerendo di agire sulle impostazioni della casella di posta, Yahoo ha riconosciuto le proprie responsabilità e ha ricondotto il blocco ad un “test per un piccolo numero di utenti di Yahoo Mail negli USA”.

Yahoo non è certo il primo soggetto a dispiegare soluzioni tecnologiche per l’individuazione degli adblocker e la limitazione dei propri servizi ai danni degli utenti che non intendano rinunciarvi: la battaglia a suon di codice fra adblocker e blocker per adblocker , alimentata soprattutto dagli editori e dalle loro esigenze di business, sembra però rappresentare una risposta inefficace anche per gli stessi operatori dell’advertising, che di recente hanno ammesso le proprie colpe per aver perso di vista l’utente e le sue reazioni a pubblicità sempre più ingombranti e sempre meno efficaci, sempre più personalizzate e invasive rispetto alla privacy.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
23 nov 2015
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