“Abbiamo fatto una gran confusione. Come tecnologi, con il compito di fornire contenuti e servizi agli utenti, abbiamo dimenticato la user experience”: è un’ammissione di colpa quella recitata da IAB, l’associazione che raduna gli operatori dell’advertising online. IAB si assume le le proprie responsabilità nell’avanzata degli adblocker, ma ora si dice pronta a rimediare.
Ripecorrendo la storia del Web, IAB ricorda come dopo il 2000 e dopo il dissolversi della bolla speculativa, con la necessità di reagire a uno scenario tetro, la pubblicità digitale sia evoluta, a “costituire le fondamenta di un motore economico che tuttora sostiene il World Wide Web gratuito e democratico”. Gli anni successivi, però, con “la spinta all’automazione e alla massimizzazione dei margini” per venire incontro ai budget dell’industria editoriale sempre più ristretti dalla recessione, sono quelli che hanno determinato la perdita della fiducia da parte del consumatore, esacerbato da sistemi invasivi di tracciamento e di personalizzazione e da advertising sempre più ingombrante, che ha pesantemente inciso su tempi di caricamento e sulle batterie dei dispositivi.
A dimostrare la disaffezione degli utenti, che non sembrano più accettare un compromesso tra advertising e gratuità che appare sempre più sbilanciato, c’è la diffusione delle soluzioni di adblocking, sempre più aggressive e sempre più mainstream . Soluzioni che, nelle parole di IAB, “costituiscono una minaccia per Internet e possono guidare gli utenti verso una piattaforma chiusa dominata da poche aziende”.
È in questo contesto che l’associazione intende assumersi la responsabilità di “educare gli operatori del business” per riguadagnare “il ruolo etico e sociale di fornire una esperienza sicura e usabile per chiunque voglia consumare contenuti”, un ruolo che IAB riconosce di aver perso di vista.
Lo fa delineando dei principi, codificati nell’acronimo LEAN: Light , Encrypted , Ad choice supported , Non-invasive , vale a dire pubblicità meno pesante e meglio distribuita sulle pagine, meno tracciante e meno invasiva, più moderata nel retargeting e più sicura e integrabile nelle pagine HTTPS. Si tratta di principi che dovrebbero contribuire a riguadagnare la fiducia degli utenti, linee guida flessibili e adattabili, che gli editori e gli inserzionisti potranno in ogni caso affiancare con servizi a pagamento per i loro contenuti, affidandosi a soluzioni come quelle proposte da Facebook , Google e Apple , o con blocker per adblocker: le scelta e le responsabilità di influire sull’esperienza degli utenti, in questo caso, spetteranno a loro.