La Commissione europea ha pubblicato la dichiarazione congiunta relativa all’accordo commerciale con gli Stati Uniti. Per quasi tutti i beni esportati (inclusi i semiconduttori) è previsto un dazio del 15% a partire dal 1 settembre. Nelle FAQ viene specificato che le leggi digitali in vigore, ovvero Digital Services Act (DSA) e Digital Markets Act (DMA), sono escluse.
Vittoria per l’Unione europea?
L’accordo politico era stato raggiunto il 27 luglio. Dopo quasi un mese è finalmente arrivata la dichiarazione congiunta che sancisce le condizioni per lo scambio commerciale tra le parti e gli investimenti. L’aliquota massima applicata alla maggioranza dei beni esportati negli Stati Uniti sarà del 15% a partire dal 1 settembre.
La Commissione europea specifica che verrà applicato anche ai semiconduttori. Donald Trump ha minacciato di introdurre un dazio del 100% sui chip, se non verranno aperte fabbriche negli Stati Uniti. L’Unione europea sarebbe quindi esclusa da un eventuale ordine esecutivo.
Nelle FAQ viene sottolineato che i dazi devono essere pagati dalle aziende che importano i beni, ma i maggiori costi potrebbero essere compensati con un aumento dei prezzi per i consumatori finali. Quest’ultima è quasi sempre l’opzione scelta.
L’accordo prevede inoltre investimenti delle aziende europee negli Stati Uniti per circa 550 miliardi di euro entro il 2029 e l’acquisto di energia nucleare, petrolio e gas naturale liquefatto per circa 700 miliardi di euro nei prossimi tre anni. L’Unione europea acquisterà infine chip AI per un valore di 40 miliardi di euro.
Secondo le fonti del Financial Times, la pubblicazione del documento finale è stata posticipata perché Trump voleva ottenere concessioni sulle leggi digitali. Nelle FAQ è scritto chiaramente che l’accordo finale non contiene nessun impegno relativo a Digital Services Act e Digital Markets Act. Non c’è inoltre nessun riferimento alla Digital Tax.
In un altro comunicato ci sono tuttavia riferimenti al Digital Networks Act. Entrambe le parti si impegnano ad evitare barriere digitali ingiustificate. In particolare, l’Unione europea ha confermato che non introdurrà una commissione per l’uso della rete. Si tratta del famoso “fair share” chiesto dagli operatori telefonici, ovvero la partecipazione delle Big Tech statunitensi ai costi di realizzazione, manutenzione e potenziamento delle reti.