Roma – Si evolve rapidamente il Gasparri-pensiero in materia di digital divide. Da sempre promotore di Internet come diritto universale, il ministro alle TLC sembra ora deciso ad integrare questo principio con la banda larga, spiegando che se gli operatori non vogliono investire in broad band in certe zone allora deve pensarci lo Stato.
“Devono essere considerati ammissibili interventi pubblici nel settore delle infrastrutture di comunicazione elettronica laddove necessario – ha spiegato Gasparri ieri nel corso di una audizione al Senato – Non si tratta di sostituirsi al mercato o di alternarne le dinamiche. Dove esistono convenienze minime il mercato è in grado di realizzare almeno una infrastruttura a larga banda e i diversi operatori sono in grado di accedervi in condizioni di concorrenza, attraverso i consueti meccanismi regolatori. Vi sono però aree in cui questa convenienza minima non esiste e, se lo Stato non interviene, si approfondiscono forme di digital divide”.
Il problema della copertura del broad band, dalla fibra all’ADSL, è un problema annoso che ha fatto spesso arrabbiare i cittadini : chi vive in zone non coperte, o commercialmente poco interessanti per gli operatori, si trova in condizioni di evidente svantaggio. Se poi questo accade ad un’attività produttiva la questione è ancora più pesante (vedi anche AntiDigitalDivide ).
Gasparri ha spiegato a questo proposito che Infratel, la società di Sviluppo Italia di cui ha parlato Punto Informatico nei giorni scorsi, “ha già finanziamenti certi a leggi vigenti. Oltre ai 150 milioni di euro stanziati nel 2003, la delibera del Cipe del 29 settembre del 2004 ha stabilito lo stanziamento di un miliardo e 400 milioni di euro, una parte dei quali destinati anche alla larga banda. L’entità di questa somma verrà discussa ad un tavolo congiunto”.
Secondo Gasparri, sostenere la banda larga (ma anche la tv digitale) significa “stimolare la domanda e far emergere un volume di risorse aggiuntive per il decollo degli investimenti necessari alla realizzazione delle infrastrutture”. Più una relazione causa-effetto tra investimento pubblico e coinvolgimento dei privati, dunque, che un cane che si morde inutilmente la coda.
“Le leggi finanziarie per il 2003 e 2004 – ha affermato Gasparri al Senato – hanno stanziato un importo complessivo di 171 milioni di euro, e in particolare nel 2003, 31 milioni di euro complessivi per gli apparati di accesso a Internet a larga banda e per i decoder per la televisione digitale terrestre; nel 2004, 110 milioni per decoder per la televisione digitale terrestre interattiva e 30 milioni di euro per apparati per Internet a larga banda”.
Gasparri ha parlato di 3,5 milioni di utenti a banda larga in Italia e della prospettiva che crescano a quota 4 milioni entro la fine del mese. Dati leggermente meno entusiasmanti di quelli di un rapporto presentato nelle scorse settimane da un altro ministro, quello all’Innovazione, che parlava di 5,5 milioni di utenti broadband .