Dopo aver convinto mezzo mondo a usare ChatGPT, Sam Altman è tornato alla carica con una nuova promessa: l’intelligenza artificiale non si limiterà più a rispondere alle nostre domande, a essere uno strumento di supporto. Ora, a detta del CEO di OpenAI, siamo a un punto di svolta.
Passerà dal ruolo di assistente a quello di co-esploratrice della conoscenza. Non solo risponderà, ma sarà in grado di pensare con noi, aiutandoci a fare scoperte in ogni ambito.
La nuova era dell’AI, agenti AI come colleghi di lavoro
Al Snowflake Summit 2025, Altman ha spiegato la sua visione del futuro prossimo con una metafora molto semplice: gli agenti AI sono come dipendenti junior a cui dare compiti, controllare il lavoro e dare feedback. Solo che questi “stagisti” non vanno mai in pausa caffè. Ma Altman va oltre la semplice automazione di compiti routinari. Secondo lui, l’AI sarà presto in grado di aiutare gli esseri umani a fare scoperte cruciali.
Non è solo teoria. Microsoft ad esempio, ha scoperto una nuova sostanza chimica per raffreddare i data center grazie alla piattaforma Discovery. E lo ha fatto in appena 200 ore, invece che in anni di ricerca. Quest’accelerazione potrebbe rivoluzionare completamente il modo in cui facciamo scienza. Invece di aspettare decenni per le grandi scoperte, potrebbero arrivare in mesi o addirittura in settimane.
OpenAI non sta solo parlando del futuro, sta già costruendo il presente. L’azienda ha appena svelato Codex, un agente AI che aiuta i programmatori a scrivere e debuggare il codice. E non è solo un prodotto per il mercato: gli stessi ingegneri di OpenAI lo stanno già usando internamente. È un segno di come l’azienda veda l’evoluzione del lavoro: non come una sostituzione completa, ma una collaborazione sempre più stretta tra esseri umani e AI.
Il rovescio della medaglia
Ovviamente, non tutto è rose e fiori. Mentre Altman dipinge scenari entusiasmanti di collaborazione uomo-macchina, la realtà del mercato del lavoro sta già cambiando in modi meno romantici. Duolingo ha sostituito i suoi lavoratori a contratto con l’AI, anche se poi è stata costretta a fare marcia indietro dopo la rivolta degli utenti. Shopify richiede ai manager di giustificare perché un lavoro non può essere fatto dall’AI prima di assumere nuove persone…
L’ONU stima che l’AI colpirà il 40% dei posti di lavoro. La domanda non è se succederà, ma quanto velocemente e come le aziende gestiranno la transizione. Quello che Altman sta davvero dicendo è che l’AI diventerà così intelligente da non limitarsi a eseguire ordini, ma da contribuire attivamente a scoprire cose che nessuno sapeva prima. È una visione affascinante, ma anche un po’ spaventosa. Cosa potrebbe succedere se questi “dipendenti junior” diventassero più bravi dei loro capi umani?…