Roma – Verrà adottato, sebbene ancora in forma sperimentale, anche dalla pubblica amministrazione il Digital Object Identifier, DOI, a cui spesso ci si riferisce come il “codice a barre” degli oggetti digitali in rete.
L’ AIPA ha infatti stretto un accordo con l’agenzia mEDRA che dal primo luglio cura in Europa l’evoluzione del nuovo standard, standard su cui in Italia già oggi stanno lavorando gli editori e il Cineca di Bologna.
Obiettivo del DOI è identificare gli oggetti digitali in rete, come documenti, immagini, file musicali, file audio-video e via dicendo, non sulla base del loro indirizzo, che può variare in qualsiasi momento, ma del loro contenuto. A differenza delle URL, che puntano al luogo dove si trova l’oggetto, il DOI è quindi associato all’oggetto stesso: se l’oggetto viene spostato il DOI continua a raggiungerlo, mentre la URL ne perde le tracce.
A quanto pare, l’AIPA registrerà i DOI inizialmente sulle monografie e successivamente sulle pubblicazioni periodiche mostrate sul proprio sito. “L’AIPA e mEDRA, inoltre – si legge in una nota – collaboreranno per studiare la possibilità di assegnare i DOI anche al materiale normativo (leggi, decreti, circolari, delibere, eccetera), secondo una strategia integrata con l’iniziativa Normeinrete “.
Il sito ufficiale del DOI è disponibile a questo indirizzo: http://www.doi.org/