30.000 licenziamenti, per contenere le spese e ridurre un organico cresciuto troppo in fretta durante il picco di lavoro registrato durante la pandemia. È quanto avrebbero pianificato i vertici di Amazon. Lo hanno riferito alla redazione di Reuters diverse fonti rimaste anonime, ma ritenute a conoscenza dei fatti. Al momento utilizzare il condizionale è d’obbligo, poiché l’azienda non ha confermato (né smentito) la voce di corridoio.
30.000 licenziamenti per Amazon, da oggi
Il taglio, il più importante dal 2023 quando in pochi mesi lasciò a casa 27.000 persone, interesserebbe quasi il 10% dei dipendenti della società, toccando divisioni come le risorse umane, i team impegnati sulla progettazione di dispositivi e servizi e il cloud di AWS. L’ufficializzazione dovrebbe arrivare entro la settimana, forse già a partire da oggi.
Le fonti dell’indiscrezione riferiscono di manager che da ieri stanno seguendo un corso per gestire la comunicazione con lo staff, dopo che i licenziamenti verranno comunicati via email. Il ridimensionamento arriverà a colpire anche tra i dirigenti.
Nei mesi scorsi, il numero uno Andy Jassy ha istituito una linea telefonica anonima da chiamare per segnalare eventuali inefficienze interne all’azienda. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre un eccesso di burocrazia
. Lo stesso CEO ha confermato che l’impiego sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale contribuirà a tagliare posti di lavoro da qui in avanti.
Nulla, in confronto a quanto avverrà con i cobot
Per avere un quadro più completo di come la situazione potrebbe evolvere nel corso dei prossimi anni, citiamo il report del New York Times che solo una settimana fa ha parlato di 600.000 posti a rischio a causa dei robot. Gli automi, che la società preferisce chiamare cobot
per non escludere del tutto il fattore umano dall’equazione, almeno sulla carta, sono destinati a sostituire i dipendenti in carne e ossa soprattutto nell’ambito della logistica relativa al business dell’e-commerce.