L’Italia fa parte di un team di nazioni che, con l’avallo della Commissione Europea, intende scommettere sul mercato della microelettronica. In ballo c’è fin da subito un importante capitale, pari a 1,75 miliardi di euro, ma l’obiettivo è quello di attrarre anche ulteriori 6 miliardi di euro da capitali privati per giungere in tempi brevi ad una serie di progettualità di alto profilo da finanziare con quasi 8 miliardi di euro. L’UE non solo ha ritenuto opportuno il proprio intervento, ma ne ha descritta altresì l’importanza strategica: “Si tratta di un progetto che comporta un notevole elemento di rischio e il sostegno pubblico è pertanto adeguato e necessario per incentivare le imprese a realizzare tali ambiziose attività nell’ambito della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione”.
La microelettronica è vista dall’UE come una “tecnologia abilitante fondamentale“, tassello fondamentale per abilitare l’innovazione del prossimo futuro: consentire all’Europa di compiere un passo decisivo in tale direzione implica uno sforzo congiunto tra politica e imprenditoria, affinché si possa consentire il fluire di capitali verso investimenti di alta prospettiva.
Ogni dispositivo collegato, ogni macchina moderna, tutti i nostri servizi digitali dipendono da componenti microelettronici che diventano più piccoli e più rapidi con il tempo. Se non vogliamo dipendere da altri per queste tecnologie essenziali, ad esempio per motivi di sicurezza o di efficacia, dobbiamo essere in grado di progettarli e produrli noi stessi.
Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali
In questa avventura l’Italia è accompagnata da Francia, Germania e Regno Unito, ma per poter procedere era necessaria l’approvazione delle autorità europee per certificare la bontà di capitali che non intendono essere fermati poiché identificati come “aiuto di stato”. L’avallo dell’UE è il semaforo verde che mancava e che determina ora l’inizio delle procedure:
La microelettronica è presente in quasi tutti i dispositivi elettronici di cui ci serviamo quotidianamente: telefonini, computer, lavatrici, macchine. L’innovazione nel settore della microelettronica può aiutare l’Europa intera a compiere enormi progressi in materia di innovazione. Per questo motivo è particolarmente opportuna l’iniziativa di governi europei che insieme decidono di sostenere importanti progetti di comune interesse europeo in situazioni in cui il mercato, da solo, non è disposto a rischiare. Ed è per questo motivo che, per agevolare il loro compito, abbiamo istituito norme speciali in materia di aiuti di Stato che permetteranno di realizzare progetti di ricerca e innovazione rischiosi e pionieristici, garantendo al contempo che i loro benefici siano largamente condivisi e non si ripercuotano negativamente sulla concorrenza in Europa. In tal modo, l’innovazione finanziata con il denaro dei contribuenti andrà realmente a beneficio dei cittadini europei.
Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza
Nell’ambito della microelettronica l’Europa vede la possibilità di muovere importanti leve di innovazione, con specifico riferimento a cinque ambiti identificati fin dalla fase progettuale:
- “chip efficienti sul piano energetico: elaborazione di nuove soluzioni per migliorare l’efficienza energetica dei chip. Ciò ridurrà, ad esempio, il consumo globale di energia dei dispositivi elettronici, compresi quelli installati negli autoveicoli“;
- “semiconduttori di potenza: sviluppo di nuove tecnologie di componenti per apparecchi intelligenti, e per veicoli elettrici e ibridi, al fine di aumentare l’affidabilità dei dispositivi finali a semiconduttore“;
- “sensori intelligenti: elaborazione di nuovi sensori ottici, sensori di movimento o di campo magnetico, capaci di migliori prestazioni e dotati di maggiore precisione. I sensori intelligenti contribuiranno a migliorare la sicurezza degli autoveicoli, consentendo di reagire in maniera più affidabile e tempestiva per permettere a un autoveicolo di cambiare corsia o evitare un ostacolo“;
- “attrezzatura ottica avanzata: sviluppo di tecnologie più efficaci per futuri chip di alta gamma“;
- “materiali compositi: sviluppo di nuovi materiali compositi (al posto del silicio) e di dispositivi adatti a chip più avanzati“.
Un investimento di tale caratura potrebbe non solo sbloccare importanti innovazioni a livello continentale, ma genererebbe anche nuovi attori di alto profilo a livello internazionale e – non da ultimo – consegnerebbe all’Unione Europea maggiore autonomia rispetto agli approvvigionamenti dall’estero: poter controllare sensori ed elementi smart significherebbe molto in termini di gestione dei dati e sicurezza generale, restituendo all’UE un’autonomia che potrebbe avere molto valore nei decenni a venire.
Che il progetto sia di ampio respiro è evidente fin dalle cifre, ma la sua importanza è relativa anche al grande coinvolgimento che si porterà appresso: “i partecipanti al progetto saranno coinvolti in oltre 100 collaborazioni tra i vari settori, in 40 sottoprogetti strettamente intercorrelati”. L’Italia partecipa attraverso STMicroelectronics e la Fondazione Bruno Kessler all’interno di un insieme di 29 partecipanti diretti tra i quali si annoverano nomi del calibro di Infineon, Carl Zeiss e Osram.